Oltre il Blue Monday, il benessere in azienda deve durare tutto l’anno
L’espressione “Blue Monday” ha origine del 2005, quando ha trovato diffusione in un comunicato stampa del canale televisivo britannico Sky Travel. Quello che si affermava era che lo psicologo dell’Università di Cardiff Cliff Arnall aveva calcolato attraverso un’equazione, priva di fondamento scientifico, quale fosse il giorno più triste dall’anno per le persone che vivono nell’emisfero boreale e lo aveva collocato intorno al terzo lunedì di gennaio.
Secondo questa teoria, che Arnall ha spiegato di aver elaborato a favore delle agenzie di viaggio per individuare un giorno in cui le persone fossero più propense a prenotare una vacanza, in occasione del Blue Monday ci si sente inclini alla depressione perché si realizza inconsciamente che il Natale è passato e i mesi a venire sono privi di ulteriori festività. L’equazione lega poi lo stato di malumore di quel giorno a fattori come – tra gli altri – le condizioni meteorologiche, l’eventuale fallimento dei propositi che ci si era prefissati con l’inizio del nuovo anno e la possibilità di avere accumulato debiti.
Da allora l’esistenza del Blue Monday è stata smentita da molti scienziati, matematici e psicologi. Anche l’autore originale del comunicato stampa si è pronunciato nel 2018, spiegando che il testo era stato male interpretato e che non avrebbe dovuto avere connotazioni negative. Al contrario, l’obiettivo era ispirare le persone a prendere in mano la loro vita. Nonostante questo, il Blue Monday è diventato una sorta di mito urbano che per alcuni ha effetti anche sul posto di lavoro. In quel giorno, infatti, molti datori di lavoro spesso enfatizzano i servizi di salute mentale e il confronto con i dipendenti sul tema del benessere.
I rischi dell’effetto placebo e l’importanza della salute mentale
Per quanto sia un aspetto positivo la realtà è che la salute mentale e il benessere dei dipendenti dovrebbero essere una priorità tutto l’anno. Sebbene non sia dannoso sottolineare in un giorno specifico la tematica e i servizi di supporto a essa associati, questa pratica può risultare controproducente. Sentire il peso dei propri problemi e vedere che vengono riconosciuti in maniera circoscritta a una sola giornata non solo esacerba sentimenti di scarso benessere generale, ma può anche creare ansie ancora maggiori. Anche solo per un effetto placebo, un giorno come il Blue Monday può far sentire le persone instabili e depresse.
La pandemia ha avuto significative ricadute sull’equilibrio psicofisico di molte persone. Elementi come il lockdown, le restrizioni alla libertà personale, l’incertezza, la crescente presenza della virtualità, l’isolamento e l’allentarsi delle relazioni sociali, senza contare il dolore per le perdite subite, dovrebbero a maggior ragione ricordare che un giorno non è sufficiente per far fronte a problemi seri.
Il confronto su questi temi deve durare tutto l’anno, con l’implementazione di misure precise sul posto di lavoro. Sebbene sia importante non forzare nessuno a rivelare eventuali problemi, garantire il benessere (mentale) di tutti è fondamentale, specie nelle situazioni di Smart working in cui potrebbe non essere chiaro se qualcuno sta soffrendo. Prendere le migliori intenzioni del Blue Monday e portarle nei 365 giorni dell’anno sarebbe un ottimo modo per rendere il giorno più triste un’azione foriera di benefici.
Fonte: People Management
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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