Orogel, fare bene per crescere
Etica del lavoro, fatica, tradizione e innovazione sono gli elementi del libro La cultura del noi (Mondadori, 2024), scritto da Letizia Magnani sulla storia di Orogel, la cooperativa agricola che conta 360 milioni di euro di fatturato e circa 2.100 dipendenti, di cui 1.200 solo a Cesena. Il titolo, nato spontaneo in un viaggio in pullman, tra karaoke e riflessioni sul valore della condivisione, simboleggia la volontà di costruire ricchezza collettiva: “La cultura del noi è un principio fondamentale per la nostra azienda. Condividere e partecipare non è solo un obbligo, ma una necessità per chi vuole costruire qualcosa di significativo”, ha dichiarato Bruno Piraccini, Presidente di Orogel alla presentazione del libro a Milano.
‘La cultura del noi’ è un valore presente fin dalla nascita, nel 1969, di Orogel che prima del 1978 si chiamava Consorzio Fruttadoro di Romagna. In un periodo dominato dalle cooperative rosse, la cooperativa si improntava sull’associazionismo economico; in anni in cui i giovani lasciavano la campagna alla ricerca di una vita in città, Orogel sottolineava, invece, il valore del territorio. “Siamo un esempio di come il coraggio di innovare conduca a grandi risultati. La stessa idea di base evolve dalla produzione di cibo liofilizzato a cibo surgelato”, ha detto Magnani.
La storia della cooperativa, raccontata nel libro, si snoda attraverso fatti e persone che hanno contribuito alla sua crescita. Il quinto capitolo è, per esempio, dedicato interamente ai fondatori, che però sono stati abili anche a scegliere i giusti collaboratori. Alla presentazione del libro, Piraccini ha ricordato quel profugo ungherese che, dopo aver introdotto innovazioni significative in Orogel, sparì all’improvviso, senza neppure voler essere pagato. “Questo libro serve a fare memoria riportando aneddoti e persone che, come pezzi di puzzle, completano il quadro”, ha aggiunto l’autrice del libro.
I servizi per prendersi cura dei dipendenti
Sullo sfondo del racconto, come un attore sempre presente, c’è il territorio nel quale si è sviluppata la cooperativa: ogni anno, Orogel mette in opera azioni e iniziative solidali per la zona circostante, come la raccolta fondi del 2023 destinata agli alluvionati. “Sostenere gli altri è un modo di essere molto romagnolo, come abbiamo dimostrato durante l’alluvione. Nessuno si è alzato da terra senza voltarsi a controllare se qualcuno avesse ancora bisogno”, ha spiegato Piraccini. Nel 2024 la raccolta fondi è, invece, stata destinata all’ospedale pediatrico di Rimini.
A concettualizzare l’agire dell’azienda è il claim “il bene fa bene”. Durante la presentazione del libro, il Presidente di Orogel ha ripreso la filosofia dell’ex allenatore Arrigo Sacchi di non preoccuparsi di fare gol, perché il vero problema è giocare bene: “Questo principio si applica anche all’economia e all’impresa; se si vuole fare bene, bisogna voler bene alle persone con cui si lavora e anche ai fornitori”. In concreto, Orogel attua diverse iniziative per il benessere dei dipendenti, come la messa a disposizione di case sociali, l’organizzazione delle attività di doposcuola, le garanzie per mutui, i buoni spesa e il supporto psicologico (sono oltre 400 i dipendenti che hanno usufruito del servizio).
Fare bene, però, non è solo un principio etico, ma anche una strategia efficace, perché permette ai lavoratori di vivere serenamente e, di conseguenza, lavorare in modo più produttivo: “L’azienda è composta da persone, non capisco perché alcuni imprenditori non comprendono a fondo il beneficio di valorizzare le proprie risorse e di conoscere i loro bisogni”. Orogel ora guarda al futuro con la sfida di trasferire i valori etici alle nuove generazioni, sempre più alle prese con le ultime tecnologie, che rischiano di far perdere la bussola ai giovani. “In questi ultimi anni, anticipando i tempi, sono state poste le basi con forti investimenti e con politiche commerciali adeguate per affrontare le sfide che oggi e nel prossimo futuro saranno accentuate dalla rivoluzione tecnologica e dell’Intelligenza Artificiale (AI) generativa”, ha concluso Magnani. Ma questi, secondo l’autrice, meritano un racconto a parte.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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