Parlare di fragilità in azienda non fa più paura
La pandemia ha cambiato il modo di fare rete e di intessere relazioni sociali, anche a lavoro. Se fino a pochi anni fa la cultura aziendale imponeva un modello nel quale parlare e manifestare emozioni e fragilità nelle organizzazioni era considerato un segno di debolezza, oggi la situazione sta cambiando. Il covid ci ha fatto infatti rivalutare il concetto stesso di umanità, dando maggior enfasi all’importanza della salute, anche mentale. A volte chiedendo aiuto proprio alle aziende.
Nel nostro Paese comunque i dati relativi al benessere psicologico in azienda sono allarmanti: un individuo su due soffre di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro e nell’ultimo anno, circa il 62% ha sperimentato almeno un sintomo di burnout (fonte: studio di Mindwork).
Uno scenario articolato e complesso, che spesso nelle organizzazioni viene gestito a livello HR, che risponde a richieste da parte dei dipendenti attraverso iniziative come servizi di supporto psicologico o incontri di divulgazione e formazione. Ma che lentamente sta coinvolgendo tutte le figure apicali, e non solo.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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