Per fare (nuovo) legno non ci vuole…l’albero
A Fierozzo, in provincia di Trento, nella verde Val dei Mocheni, una quercia ultrasecolare si erge con i suoi 30 metri di altezza quasi a difesa della foresta circostante. Sul suo tronco è affissa una targa che recita: “A Mauro Saviola, che ha salvato milioni di alberi e continua a salvarne. Dalle foreste al cielo”. È un dono da parte di un amico al fondatore dell’omonima azienda di produzione di pannelli truciolari. A occhi inesperti, tutto questo può sembrare un paradosso, ma è l’emblema dei valori del Gruppo Saviola che produce pannelli grazie a legno post consumo, salvando gli alberi da oltre mezzo secolo. Nel 2023 l’azienda ha celebrato il traguardo dei 60 anni di attività e l’anniversario è stato festeggiato con la pubblicazione del libro dal titolo Quelli che… gli alberi (Gruppo Mauro Saviola/Tre lune edizioni, 2023), scritto da Guido Vigna.
Fondata nel 1963 a Viadana, in provincia di Mantova, l’azienda inizialmente era nata come Sadepan, nome che conteneva in sé i cognomi dei fondatori Angelo e Mauro Saviola e di Dino Del Ton. È solo dalla fine degli Anni 90, quando Mauro ha assunto le redini imprenditoriali, che l’azienda ha iniziato a portare il suo nome. Negli anni Saviola è riuscita a creare una vera e propria industria del pannello truciolare e oggi conta 2mila collaboratori e 807 milioni di euro di fatturato.
La sua storia è indissolubilmente legata ai principi di economia circolare e sostenibilità. Fin dagli esordi, infatti, l’azienda ha dimostrato una chiara volontà di investire in un modello di business responsabile, anche in ottica di produzione verticale. Nel 1973, a soli 10 anni dalla fondazione, nacque la divisione chimica interna – che fu chiamata come l’azienda stessa (Sadepan), il cui nome è arrivato fino ai nostri giorni – per produrre colle ecologiche, fondamentali per assemblare i trucioli e garantire la qualità dei pannelli. “Sadepan ha sempre anticipato le normative. Oggi conta un gruppo di 15 ricercatori impegnati nello sviluppo di nuovi prodotti”, sottolineano i rappresentanti dell’azienda. Il Gruppo, oltre che da Saviola e Sadepan, comprende anche le business unit Composad (mobili ecologici in kit), Saviolife (life science) e Savionet (organizzazione di centri di raccolta).
Una delle chiavi del successo di questo oltre mezzo secolo di attività è rappresentata proprio da Savionet, che recupera ogni anno oltre 1,5 milioni di tonnellate di legno usato: un dato enorme, ma che appare difficile da quantificare e che si comprende realmente solo se si pensa che equivale a circa 30 volte il volume del Colosseo. Tradotto significa salvare ogni giorno circa 10mila alberi e ogni anno quasi 3 milioni, pari a una foresta estesa come il Comune di Roma.
L’approccio all’economia circolare nel 1992
L’intuizione di Savionet è datata 1992, quando l’imprenditore condivise con i dirigenti la decisione – a quel tempo audace e pioneristica – di produrre pannelli senza abbattere alberi, ma sfruttando il legno post consumo, come cassette di frutta e pallet. La decisione nacque da una motivazione essenzialmente economica: siccome nel Nord Europa la materia prima vergine costa meno che in Italia, serviva trovare una strategia per poter competere sul mercato. Ridurre la decisione solo al business era – oggi come allora – sbagliato, perché Saviola era già impegnata a promuovere anche una visione etica del business: “Saviola amava gli alberi, li amava come li può amare un uomo di campagna per il quale gli alberi sono quotidiani compagni di vita”, è scritto nel libro.
La scelta non fu, però, appoggiata fin da subito dall’azienda. All’epoca, l’uso del legno di scarto era una novità e Saviola dovette affrontare numerose resistenze: “Ha saputo imporsi sulla linea commerciale e, con tenacia e costanza, ha adattato la propria produzione. In sette anni l’azienda si è riconvertita e, a fine Anni 90, è uscita con il primo prodotto. Ora i macchinari lavorano esclusivamente con legno post consumo”, spiegano dall’azienda. Il primo approccio all’economia circolare nel legno divenne quindi realtà.
La capacità dell’imprenditore è stata, negli anni, educare non solo la linea commerciale, ma un mercato ancora non consapevole della sostenibilità, presentando un prodotto dove l’attenzione all’ambiente coesiste con il design. La strategia è chiara: se non colpisce il concetto valoriale, rimane impressa la bellezza. Ogni articolo, infatti, è progettato per rendere gli ambienti non solo ecologici, ma anche esteticamente gradevoli: “Il nostro obiettivo è dimostrare che è possibile avere una casa bella e sostenibile“, è il mantra del Gruppo Saviola.
Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.
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