Più che ammalarsi al lavoro, gli italiani temono di rimanerne senza
La pandemia di Covid-19 ha fatto vacillare le nostre certezze e ha generato tante paure. Il timore per la propria salute e per quella dei propri cari, ma anche l’insicurezza economica sono sensazioni predominanti per tante persone in questo periodo. Sembra proprio la preoccupazione per il proprio posto di lavoro a pesare di più sugli italiani che, invece, si sentono relativamente tranquilli per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro e, in particolare, il rischio di ammalarsi di Coronavirus svolgendo la propria attività lavorativa.
Lo rivelano i dati del sondaggio svolto da InfoJobs, la principale piattaforma italiana per la ricerca di lavoro online, in occasione dell’evento Jobbando dedicato alle novità del mondo del lavoro e focalizzato quest’anno sul concetto della sicurezza.
Lo studio, realizzato a ottobre 2020, ha coinvolto quasi 1.500 intervistati in tutta Italia che hanno risposto alle domande sul tema lavoro e sicurezza. La ricerca restituisce una fotografia di questo momento storico senza precedenti. La sicurezza associata al lavoro è intesa dalla maggioranza degli intervistati (83,8%) come il rispetto delle norme di legge per tutelare la salute delle persone e il 75,2% ritiene che siano rispettate. Declinando la sicurezza sul lavoro rispetto al Covid, il 68,2% degli rispondenti si sente tranquillo, ma il 15,6% vede un rischio nei colleghi che non rispetterebbero le norme e il 12,1% sostiene che l’azienda o i responsabili non seguano le nuove regole.
Altro dato della ricerca InfoJobs è quello riferito alla sicurezza del lavoro, ossia alla certezza di mantenere la propria occupazione. Secondo l’indagine, oltre il 50% dei lavoratori teme per il proprio posto in questo momento critico. Tra questi il 33,5% ha paura di un mancato rinnovo di contratto a seguito di effetti del Covid-19 e addirittura il 23%, nonostante abbia il posto fisso, è preoccupato di perderlo a causa della crisi o di una riorganizzazione dell’azienda.
Il minor benessere influisce sulla produttività
Lo studio dimostra anche che chi mantiene il lavoro deve essere pronto al cambiamento. Se per il 48,3% degli intervistati nel modo di svolgere la propria attività non è cambiato nulla (salvo che il rispetto delle misure imposte dai protocolli sanitari), più della metà degli italiani ha dovuto adattarsi ai piccoli o grandi cambiamenti dell’attività lavorativa dettati dall’emergenza. Per il 19% le nuove normative hanno modificato modalità e processi del lavoro, mentre per il 23% è cambiata proprio la tipologia di lavoro, perché la mansione precedente non può più essere svolta. Infine, il 9,6% ha dovuto adattarsi a una scelta aziendale di revisione dell’organigramma.
Nonostante queste preoccupazioni c’è spazio anche per l’ottimismo. Come rivela la ricerca di InfoJobs, il 79,5% non ha perso la sicurezza in se stessi come professionisti e si reputa attrattivo anche in un mercato che cambia. Alcuni però hanno paura di non riuscire ad adattarsi al nuovo contesto (6%), oppure temono di non avere le competenze adeguate rispetto alla realtà mutata (6,7%). Anche lo Smart working produce su taluni un effetto scoraggiante: la lontananza dall’ambiente e dai colleghi fa sentire meno utile il proprio lavoro al 3% degli intervistati, mentre il 4,9% si sente meno ingaggiato o motivato da remoto.
Lo studio ha svelato anche che il benessere psicologico dei lavoratori messo sotto pressione dall’emergenza influisce in maniera importante sulla loro produttività. Sullo sfondo delle preoccupazioni da Covid il 24,7% riesce a mantenersi produttivo e concentrato al lavoro. Ma se, come abbiamo visto, tante persone continuano a credere in se stessi professionalmente, la fiducia verso l’esterno risente della situazione attuale molto incerta: a essere fiduciosi nella propria azienda sono il 18,6% dei rispondenti, mentre il 20,3% crede nella ripresa in generale.
Giornalista professionista dal 2015, da sette anni collabora con varie testate sui temi legati alla Russia e all’Europa dell’Est. Dal 2013 scrive sulle tematiche ebraiche per i canali di comunicazione della Comunità ebraica di Milano. Nel 2016 ha avuto una parentesi giornalistica in Francia come stagista presso il settimanale La Vie del gruppo Le Monde e nel 2015 ha fatto parte del team dell’ufficio stampa del Media Centre di Expo Milano. Nel 2014 ha scritto anche per Lettera43.it. È stata allieva della Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’Università Statale di Milano (biennio 2012-14). Prima di trasferirsi in Italia, si è laureata in Lingua italiana e Letterature Europee presso l’Università Statale di Mosca M.V. Lomonosov nel 2011.
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