Mattson multinazionali scuola

Povera Italia, dopo le multinazionali scappano anche le persone

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Come tra la Finlandia e la Sicilia. Due realtà con lo stesso numero di abitanti, all’incirca 5 milioni, ma con un’incommensurabile distanza di cultura, economia e servizi. Le cronache recenti raccontano della famiglia Mattson, finlandese, con figli in diversa età scolare, trasferitasi a Siracusa attratti dal mito di una terra solare, accogliente e ricca di storia. Una realtà ‘diversa’ e lontana dalle fredde lande punteggiate da foreste e da laghi. Ma dopo soli due mesi, sopiti gli entusiasmi dei primi momenti, i Mattson – lei pittrice e lui manager nel settore informatico in Smart working – hanno deciso di cambiare idea e sono scappati in Spagna, scoraggiati dalla drammatica esperienza della scuola italiana per i propri figli.

Con una lettera aperta inviata ai media hanno spiegato i motivi di questa delusione e di questa rinuncia: sia al figlio alle elementari sia a quello all’asilo, la scuola si è presentata come un allucinante viaggio ai primi del secolo scorso. Indisciplina e caos a parte, sono stati i metodi degli insegnanti a inorridire i genitori finlandesi. Per esempio, in Italia hanno visto un bimbo di sette anni svolgere terrorizzato un esercizio davanti a un docente urlante che batteva i pugni sul tavolo; e poi classi in ambienti piccoli e malandati in cui i bambini stanno seduti per ore, privati di adeguate pause.

In Finlandia invece vi sono pause di 15 minuti tra ogni lezione e gli alunni escono dall’aula per giocare insieme. Stessa situazione all’asilo, niente con cui giocare, un giardino del tutto privo di giochi e di cose da scalare, mentre negli asili finlandesi i bambini sono educati a svolgere regolarmente attività all’aperto (due ore al mattino e due nel pomeriggio): “Fare esperienze all’aperto è essenziale per ogni persona che apprende. L’insegnamento all’asilo dovrebbe venire dal gioco”, ha scritto la Mattson.

Non è solo un problema di Pedagogia, ma anche di qualità del contesto: in Finlandia – ma anche in Spagna – s’insegna ai bambini come comportarsi nel traffico in modo da potersi recare da soli a scuola in bicicletta. Qui da noi invece: caos, traffico e sempre tutto di corsa. Il Sindaco di Siracusa, a fronte della lettera dei Mattson, si è limitato a elogiare “i miracoli che fanno i nostri insegnanti con stipendi ridicoli”, e ad augurare alla famiglia finlandese di essere felice e “trovare un posto in cui sentirsi a casa”…

La bassa attrattività dell’Italia per aziende e persone

La vicenda, di per sé minore anche per la cronaca, appare invece ‘enorme’ se letta alla luce della metafora dello stato delle cose nel nostro Paese e dell’arretratezza gestionale e organizzativa che ci porta lontano dagli standard europei. Forse che a Milano le cose stanno diversamente da Siracusa? È probabile, ma non credo sia una questione di diversità dei livelli di spesa, quanto di cultura. La stessa che si respira in troppe nostre aziende per non parlare della Pubblica amministrazione…

C’è un difetto di sistema cui gli insegnanti-eroi di buona volontà sono chiamati a compensare, proprio come spesso avviene con i dipendenti: nonostante i salari tra i più bassi d’Europa devono supplire all’approssimazione dei processi. C’è l’idea che tutto si possa risolvere urlando e battendo i pugni, comandando e controllando, magari minacciando il licenziamento dei tanti che lavorano con rapporti precari. Come nel sistema scolastico, l’alunno non è al centro dell’educazione, così le ‘risorse umane’ e la loro cura non sono al centro della nostra cultura gestionale, salvo riempirsene la bocca.

I Mattson scappano da uno stile di vita ben lontano dall’italian style dell’immaginario collettivo; scappano come quelle multinazionali che non si sentono attratte dalla nostra offerta tanto di managerialità quanto di infrastrutture e di qualità di contesto, e magari, come la famiglia finlandese, se ne vanno in Spagna: non è solo questione di costi, ma di modelli.

Eppure nell’educazione, Maria Montessori è stata un faro per tutti, in Italia come all’estero e certamente ha ispirato i metodi anche nelle scuole finlandesi. Eppure nel management, Adriano Olivetti con la sua fabbrica di Ivrea è stato un faro per tutti e prima di ogni modello gestionale delle migliori imprese internazionali. Bisogna ritrovare le radici e innestarvi una linfa nuova. Ha ragione il Sindaco di Siracusa: auguriamoci anche noi un posto in cui sentirci a casa.

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Francesco D. Perillo

Laurea in filosofia, Francesco Donato Perillo ha maturato una trentennale esperienza in Italia ed all’estero nella Direzione del Personale di aziende del Gruppo Finmeccanica (Alenia, Selex, Alenia Marconi Systems, Telespazio). Dal 2008 al 2011 è stato Direttore Generale della Fondazione Space Academy per l’alta formazione nel settore spaziale. Docente a contratto di Gestione delle Risorse Umane all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e formatore manageriale della Luiss Business School, è autore dei libri: La leadership d’ombra (Guerini e Associati, Milano 2005); L’insostenibile leggerezza del management-best practices nell’impresa che cambia (Guerini e Associati, Milano 2010); Romanzo aziendale (Vertigo, Roma 2013); Impresa Imperfetta (Editoriale scientifica, Napoli 2014), Simposio manageriale - prefazione di Aldo Masullo e postfazione di Pier Luigi Celli, (Editoriale scientifica, Napoli 2016). Cura la rubrica "Impresa Imperfetta" sulla rivista Persone&Conoscenze della casa editrice Este. Editorialista del Corriere del Mezzogiorno (gruppo Corriere della Sera).

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