Povera Italia, vecchia e senza figli
Che cosa ne sarà di un Paese in cui per ogni giovane ci sono tre anziani? Non è più una previsione catastrofista, ma l’Italia del prossimo futuro. Di questo passo, con una crisi demografica che inanella un record dietro l’altro (l’ultimo nel 2023, con soli 379mila nuovi nati), il nostro Paese nel 2050 si ritroverà popolato per lo più da Over 65. Sono le proiezioni Istat riportate nello studio dal titolo Esserci, elaborato dalla Fondazione natalità, che organizza ogni anno l’evento Gli Stati generali della natalità. Diciotto milioni di persone sopra i 65 anni contro 6 milioni di Under 14: numeri solo in apparenza astratti ma che – se riversati nella realtà – produrranno conseguenze drammatiche, in primis sui giovani restanti e sul mercato del lavoro.
E non potrà che peggiorare il tasso di occupazione giovanile, che già oggi detiene saldamente l’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione europea, “anche considerando una fascia di età non giovanissima e fino ai 39 anni”, si legge nel report. La percentuale è appena sopra il 50, mentre la media Ue è intorno al 65%. Il destino è quello di un ulteriore invecchiamento della forza lavoro, già in atto da un ventennio: a partire dal 2004 a oggi è stata l’occupazione dei 50-64enni, segnando +21%, contro il +7,3% degli occupati sotto i 34 anni. La mancanza di un lavoro farà lievitare il rischio di povertà, quando già oggi l’Italia per questo aspetto supera Francia, Germania e Spagna nella fascia tra i 25 e i 54 anni. Uno su quattro, tra i 25 e i 54 anni, potrebbe scivolare in questa condizione, mentre nella coorte successiva, quella oltre i 55 anni, il rischio si abbassa a un quinto della popolazione.
L’Italia, sempre secondo i dati del rapporto, è maglia nera per fondi all’Istruzione, pari al 4,1% del Prodotto interno lordo (Pil) contro il 5,2% di Francia, il 4,6% della Spagna, il 4,5% della Germania e il 4,8% della media Ue27. Per le proiezioni, l’inverno demografico continuerà, con una diminuzione dei partner in coppia con figli, che passeranno dal 27% al 22%, e un aumento delle coppie child free, dal 17% al 19%. Le persone sole cresceranno (dal 33% al 37%), soprattutto tra gli Under 65. A quel punto chi farà fronte al pagamento delle tasse da impiegare in settori strategici come la scuola, in assenza di forza lavoro da impiegare? Un progressivo calo degli investimenti sarà allora inevitabile: “Ci sarà sempre meno spazio per i giovani quando saremo costretti a orientare tutte le risorse disponibili per i numerosi anziani”, ha scritto Gigi De Palo, Presidente della Fondazione per la natalità, nella prefazione del rapporto.
Niente figli per soldi e mancata conciliazione vita-lavoro
Veniamo poi alla questione centrale dell’inverno demografico. Partiamo da un dato, ormai stranoto: in Italia lavorano troppe poche donne. Sono il 55%, contro una media Ue del 69%. Ma la maternità penalizza ulteriormente e i dati confermano: per ogni gruppo di 100 donne lavoratrici tra i 25 e i 49 anni, ce ne sono solo 73 con figli in età scolare. È quanto emerge dall’analisi di Save the Children Le equilibriste 2024, che ha evidenziato anche come tra le donne con due figli a carico l’occupazione raggiunga il punto più basso. È il 57% contro il 68% di quelle tra i 20 e i 54 anni che non hanno figli. Come se non bastasse ci sono le dimissioni volontarie a dare il colpo di grazia: nel 2022 ci sono state 61.391 convalide per genitori con figli minori di tre anni, in aumento del 17% sull’anno precedente. Le donne, neanche a dirlo, rappresentano il 72% del campione totale.
Il nocciolo della questione è forse da spostare su un altro piano. L’Italia presenta uno dei divari più ampi in Europa tra numero di figli desiderato e realizzato secondo Alessandro Rosina, demografo e autore del volume Crisi demografica (Vita e pensiero, 2021). A fronte di donne che decidono di non mettere al mondo dei figli, ce ne sono altre che vorrebbero e non riescono oppure non possono. Il precariato e le condizioni di vita dei giovani sono la spinta principale al posticipo della genitorialità. Capita sempre più spesso che la maternità sia rimandata, rischiando di non avverarsi mai per motivi biologici e di fecondità.
Secondo lo studio Esserci le childless in otto casi su 10 non riescono a realizzare il proprio desiderio di genitorialità a causa di diverse criticità: tra queste spiccano i motivi di età e di salute, e le difficoltà economiche e di conciliazione vita-lavoro. Invertire il calo demografico non sarebbe quindi impossibile. Alcuni Paesi come Germania e Francia, segnala ancora il rapporto, ci stanno riuscendo. La Francia, dopo decenni di investimenti in politiche per la natalità, ha risalito la china e raggiunto un tasso di fecondità pari all’1,84%.
Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola ha avuto il pallino del giornalismo. Raccontare i fatti che accadevano, quale mestiere poteva essere più bello di così? Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 2006 con un Erasmus a Madrid. Nel 2009 ha conseguito il master in Editoria, giornalismo e management culturale, di nuovo alla Sapienza. Nel mentre gli stage (Associated Press, Agi e Adnkronos) e i primi articoli per i giornali, quasi sempre online. All’inizio si è occupata di cultura e spettacoli, con il tempo è passata a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Che è il settore di cui si occupa principalmente anche oggi.
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