Process industry e settore alimentare, novità e rivoluzioni della Supply chain
Reagire, anticipare, integrare, collaborare e orchestrare: la nuova Supply chain per l’industria di processo potrebbe basarsi su questi cinque pilastri. Inevitabile, dopo una pandemia che ha insegnato quanto il dialogo e la resilienza siano essenziali. Accanto a essi sta poi la flessibilità, che ha scalzato tanti valori aziendali in precedenza ritenuti granitici. E se la fabbrica ha bisogno di diventare più flessibile, con lei occorre che si elasticizzi anche la Supply chain, che dev’essere monitorabile dall’inizio alla fine per poter reagire al bisogno in maniera veloce ed efficace.
Nell’industria di processo, oggi, sono individuabili alcune tendenze, come spiegato da Gianluca Sacchi, Director Supply Chain Management di PWC. Il manager della società di revisione durante l’evento Digital Supply chain innovation days, organizzato da SedApta, azienda di consulenza informatica, ha sottolineato che prima di inoltrarsi nei trend è bene parlare di come il Covid abbia mostrato la necessità di riemergere dall’incertezza puntando sulla velocità. “Le richieste cambiano e sono imprevedibili, le materie prime stanno vivendo una carestia e un aumento di prezzi, l’economia è incerta e le abitudini dei consumatori sono cambiate drasticamente. A questo si aggiungono le linee di produzione instabili a causa del nervosismo della domanda e le questioni legate alla disponibilità di manodopera”.
Queste situazioni sono state gestite dalle aziende in modo agile, mostrando alcune capacità che più di altre si sono dimostrate utili: la trasparenza della Supply chain, grazie a un organo centrale con una visione completa della catena; la pianificazione; un migliore approccio alla previsione con algoritmi specifici; la visibilità dell’inventario; la collaborazione e integrazione di funzione all’interno dell’azienda.
Pianificazione, integrazione e simulazione sono i trend del Process manifacturing
I trend, dunque, quali sono? Il primo è la pianificazione integrata, con la strategia di planning che attualmente si concilia con i piani business, attraverso un dialogo con i manager e tenendo conto tanto della domanda di mercato quanto della parte finance, con il benestare del CFO. L’integrazione deve però essere anche cross-company: “Da una logica transazionale bisogna passare a una collaborativa in cui ci sia unione di intenti fra fornitori e clienti”, ha chiarito Sacchi.
Anche simulare i diversi scenari grazie all’analisi predittiva (statistica o collaborativa in tandem con la domanda) pare essere il futuro della Supply chain del settore Process manifacturing, per reagire proattivamente e non passivamente a ciò che accade. L’obiettivo finale è sempre migliorare l’integrazione end-to-end dei processi di pianificazione, abilitando e ottimizzando le strategie aziendali, la disponibilità del prodotto e la gestione del magazzino. Tutto questo garantisce corrispondenza tra la domanda e la Supply chain, riducendo l’eccesso di inventario e mitigando il rischio di inevasi.
Ad agire in questa maniera, puntando sulla simulazione degli scenari, è per esempio l’azienda storica Campari. Carlo Bidoglia, Global Application Director PSC della società produttrice di bevande, ha svelato come l’impresa stia trasformando la catena di fornitura passandola da product a customer centric. “Nei prossimi anni vorremo avere una visione globale su tutti i mercati, in modo da capire in tempi rapidi i punti critici del processo end-to-end, anche tramite scenari simulati, e intraprendere le azioni necessarie a risolvere le questioni relative alla Supply chain e alla ricerca di materie prime”.
Infine, un’ultima tendenza riguarda lo stretto controllo dei fornitori per analizzare le incognite (commerciali, ma anche di sostenibilità della politica di global sourcing, per esempio), con un’attività di Risk management che va ad analizzarne le performance e i rischi potenziali.
Semplicità e standardizzazione per far fronte alle sfide
La Supply chain, in questi termini, si sta innovando sempre più anche a livello digitale, rispondendo con più precisione alle sfide del mercato e del periodo. Bauli, gruppo leader nel settore alimentare, sta rivedendo per esempio proprio il reparto IT per ottimizzare tutto il processo end-to-end, dalla Supply chain alla distribuzione. Lo ha svelato il CIO Paolo Sassi: “Da tre anni stiamo organizzando l’IT per andare incontro alle sfide di business. Il cliente sta diventando sempre più esigente in un mercato ‘isterico’ orientato al B2C. Ma la domanda è atipica e i modelli attuali non sono capaci di rispondervi. La risposta è ripensare i processi di business rendendoli più semplici; così è possibile cambiare velocemente quando è richiesta reattività”.
Il processo, in questa prospettiva, ha bisogno di soluzioni informatiche ad hoc (ma standardizzate e intuitive), che permettano di supportare velocemente questo business semplificato. Anche i tool devono quindi essere semplici e soprattutto poco personalizzati e personalizzabili. Una tendenza contraria all’attuale, ma evitare di customizzare significa, per Sassi, puntare su qualcosa che funziona sempre, con facilità e flessibilità.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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