Produrre idee, non solo risultati
La pandemia ha ampliato il significato che diamo in azienda al concetto di flessibilità. Se negli anni passati era riferita in via quasi esclusiva a temi contrattuali e legati all’organizzazione del lavoro, ora si è modificato lo scenario a tal punto da rendere necessaria una revisione di tutte le priorità. Le aziende non devono essere flessibili solo relativamente a tempi e luoghi di lavoro: la flessibilità riguarda, infatti, la capacità di ridefinire velocemente strategie di progettazione di nuovi prodotti e sviluppare rapidamente nuovi modelli di business.
Flessibilità, dunque, come nuovo modo di intendere il fare impresa per essere pronti a recepire nuove istanze.
Alla tappa di FabbricaFuturo dedicata al territorio marchigiano abbiamo introdotto il concetto di flessibilità strategica, intesa come capacità di intercettare cambiamenti rilevanti, modificando l’impiego delle risorse e di valorizzare la produzione di idee e stimolare la generazione di innovazione. Nella fabbrica del futuro è importante creare alcune condizioni, come spronare i collaboratori alla proattività e spostare la competizione alla produzione di idee e non solo di risultati, puntando alla valorizzazione di circuiti allargati di conoscenza.
La capacità di immaginare scenari futuri deve essere stimolata e per questo Enrico Cori ci ha ricordato che, come diceva Albert Einstein, “imagination is more important than knowledge”.
La pandemia ci ha dimostrato che dobbiamo essere preparati ad affrontare scenari che cambiano repentinamente. Che cosa cambia se una linea di produzione può essere gestita da remoto o se il collaudo di un impianto può essere fatto a distanza? Allo scoppio dell’emergenza sanitaria, non tutti hanno dimostrato una efficace capacità di reazione: c’è chi si è fatto trovare più preparato e chi ora sconta il prezzo di scelte non fatte o procrastinate. La leva di crescita nell’industria del futuro non è il ‘ferro’, come spiega Camillo Ghelfi nell’intervista di copertina: modelli organizzativi e capacità di estrarre valore dai dati fanno la differenza.
Un tema che dovremmo affrontare con la giusta preparazione è l’utilizzo dei fondi di Next generation Eu. Nello spazio dedicato agli scenari macroeconomici si sottolinea il ruolo che le Regioni dovrebbero assumere nella gestione diretta dei fondi. Citiamo il caso dell’Emilia Romagna, che vanta un’importante tradizione nella gestione di fondi comunitari. Obiettivo condiviso dovrebbe essere potenziare gli investimenti in conoscenza e nelle reti dedicate alla ricerca industriale. In Germania tutto questo è chiaro, da noi c’è ancora molto lavoro da fare.
Dedichiamo in questo numero ampio spazio alla Supply chain: eventi sempre meno prevedibili possono interrompere la catena di fornitura. Che cosa fare? La parola chiave è “partnership” con clienti e fornitori, la quale deve basarsi su visibilità e trasparenza: impostare una Supply chain intelligence può aiutare a gestire un rischio comune grazie a una potenziata capacità di prevedere, identificare, mitigare.
Un trend da seguire con attenzione è rappresentato dalla possibilità di creare nuovi servizi abilitati dalle tecnologie digitali. Oltre che in un articolo sulla rivista, ne parliamo anche nella tappa di FabbricaFuturo online in programma il 21 ottobre 2020. Vi aspettiamo.
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