welfare

Pubblico, privato e Terzo settore: la partnership per il nuovo welfare

Conoscere, realizzare e ideare: sono questi i tre pillar del Sesto rapporto sul welfare realizzato – ogni due anni – da Percorsi di secondo welfare. Lo studio è stato presentato e commentato il 4 dicembre 2023 dagli esperti del laboratorio di ricerca che analizza i cambiamenti in atto nel sistema sociale italiano. Il titolo del rapporto – Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare – sottolinea la necessità di concepire diversamente le politiche di welfare puntando sulla potenzialità di riunire allo stesso tavolo l’ente pubblico, il Terzo Settore, gli enti privati e la società civile.

“In un contesto di policrisi è fondamentale l’apporto di tutti gli attori che possono migliorare l’ideazione e l’implementazione di misure a sostegno del benessere delle persone e delle comunità. Le analisi proposte dal Sesto rapporto provano a risignificare la circolarità tra conoscenza, azione e ideazione, permettendo di interrogarsi sulle ragioni che spingono attori diversi a collaborare nelle varie fasi del ciclo di policy per trasformare desideri, aspirazioni e bisogni di persone e organizzazioni in interventi, progetti e programmi che diano loro risposte concrete”, ha spiegato Franca Maino, Professoressa all’Università degli Studi di Milano e Direttrice Scientifica di Percorsi di secondo welfare, durante la presentazione del rapporto.

A distanza di due anni dal precedente studio sul welfare, ci sono oggi nuovi bisogni sociali, generati anche dalle nuove crisi che persone e aziende devono affrontare. Il report, infatti, mostra come la povertà sia in crescita dal 2008 e come stia diventando un fenomeno generazionale (i giovani sono più poveri degli adulti: il 13,4% tra under 18 è sotto la soglia della povertà assoluta) e multidimensionale (riguarda la povertà educativa e digitale). La recente crescita dell’inflazione, poi, ha creato ulteriori problemi, come il difficile accesso ai beni energetici: la riduzione di potere d’acquisto delle famiglie, infatti, ha addirittura fatto rinunciare al consumo di energia da parte di tanti. C’è poi il ben noto basso tasso di natalità che unito a quello di invecchiamento (in aumento: oggi gli over 65 sono il 23,5% della popolazione) rende l’accesso alla sanità un bisogno essenziale: tuttavia, i dati indicano che l’Italia spende ‘appena’ il 22,3% della spesa sociale pubblica in questa direzione, contro il 29% della media europea.

Le nuove dinamiche emerse rendono quindi necessario innovare gli strumenti a sostegno del benessere: la logica di ‘agire insieme’ appare come risposta concreta ai bisogni sociali multidimensionali. “Il passaggio dai processi individualistici a una rete di attori può essere capace di provocare una risposta significativa alle necessità delle persone. Un cambiamento che difficilmente i singoli attori riuscirebbero a ottenere singolarmente”, è la proposta dei ricercatori di Percorsi di secondo welfare. Ma anche questo nuovo modello richiede uno sforzo importante, perché si tratta di superare la competizione tra privati e di costruire partnership che coinvolgano il Terzo settore.

I facilitatori e gli ostacoli dell’approccio condiviso al welfare

Per mostrare le potenzialità e criticità della coprogettazione e coprogrammazione del welfare, gli esperti che hanno redatto il report hanno intervistato 26 rappresentanti di enti pubblici e del Terzo settore; successivamente hanno organizzato quattro focus group rivolti a gruppi di persone appartenenti a enti del Terzo settore, consorzi socio-assistenziali, Pubblica amministrazione (Pa), fondazioni di impresa e fondazioni di origine bancaria. Dalle analisi, sono emersi come facilitatori all’avvio di un percorso condiviso i fattori di contesto, come un ambiente normativo aperto all’innovazione, i fattori organizzativo-operativo, come la formazione continua e le capacità professionali adatti al percorso, e i fattori di processo, come la capacità di coltivare un’ottica condivisa. Ma resistono i soliti ostacoli: la mancanza di fondi, risorse e tempo.

La complessità delle pratiche collaborative richiede una riflessione sullo strumento della coprogettazione e della coprogrammazione. Il report ha mostrato, in questo senso, otto direttrici di miglioramento che gli attori del welfare possono seguire per poter sfruttare le opportunità della nuova logica per impostare strategie di benessere. Tra queste, appaiono fondamentali la predisposizione al cambiamento e alla collaborazione, così come dotarsi di figure di coordinamento e strutturare modelli di governance collaborativa.

A permettere una nuova strategia di welfare è, in definitiva, un cambiamento culturale che riconosce la multidimensionalità dei fenomeni e, di conseguenza, gli obiettivi e le risposte. “I processi di coprogettazione e coprogrammazione, per essere sempre più solidi e condivisi, dovranno perseguire lo scopo non solo di proteggere dai rischi, ma anche di ampliare le opportunità per cittadine e cittadini, con una particolare attenzione ai più fragili, dando loro voce e potere attraverso la partecipazione ai processi decisionali e attuativi”, ha concluso Maino

Povertà, secondo welfare, coprogrammazione, coprogettazione


Alessia Stucchi

Alessia Stucchi

Alessia Stucchi è giornalista pubblicista. Laureata in Lettere Moderne in triennale e in Sviluppo Economico e Relazioni Internazionali in magistrale. Nel 2023 ha vinto il Premio America Giovani della Fondazione Italia Usa che le ha permesso di conseguire il master Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy. Nel tempo libero si dedica alle camminate, alla lettura e alle serie tivù in costume.

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