Restart, nel dialogo con gli imprenditori le ricette per ripartire
Un passo dopo l’altro, per condividere idee ed esperienze sulla ripartenza. Restart è l’iniziativa messa in campo da Considi: quattro appuntamenti virtuali – di cui FabbricaFuturo è Media Partner – organizzati da imprenditori per gli imprenditori, per confrontarsi e ispirarsi su come affrontare la ripresa delle attività dopo l’emergenza Covid-19. “Ci siamo chiesti cosa potessimo fare di utile per le imprese”, spiega Gianni Dal Pozzo, Amministratore Delegato di Considi. “Abbiamo fatto quel che si fa quando si deve immaginare qualcosa di nuovo: ci siamo messi in ascolto di chi è in prima linea, per trovare spunti ed elementi comuni”.
I temi scelti per gli incontri, moderati dal Direttore Editoriale della casa editrice ESTE e Responsabile del progetto FabbricaFuturo, Chiara Lupi, coincidono con quelli che sono stati individuati come i quattro pilastri per la ripartenza: Financial, Market, Operations e People (il primo è stato affrontato nell’appuntamento del 15 maggio 2020, gli altri sono in programma il 22 e 29 maggio e il 5 giugno). In un momento di rottura e di discontinuità che sta cambiando in maniera radicale gli scenari di riferimento, occorrono decisioni ponderate ma veloci.
“Abbiamo iniziato dal tema della liquidità: si può superare la crisi se l’azienda è in equilibrio e se arriva preparata con un conto economico coerente e uno stato patrimoniale adeguato”, spiega Dal Pozzo. “Poi c’è la questione Operations: si ridisegneranno Supply chain e reti di fornitura più corte, più vicine e votate ai mercati locali. Parliamo di Mercato, perché è lì che è emersa l’importanza di cogliere i trend della digitalizzazione e della sostenibilità, a favore di una Circular economy”. Infine, ultimo, ma non per importanza, il tema delle Persone. “Tutti concordano nel dire che l’innovazione si fa con le persone. Anche nei momenti di crisi in cui bisogna ripensare l’azienda, i servizi e i prodotti, sarà centrale il capitale umano”.
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Fabbisogno di liquidità e richieste di sostegno alle banche
Come detto, il primo appuntamento di Restart è stato dedicato alle risorse economiche e finanziarie. Quante saranno a disposizione delle imprese e come andranno utilizzate per rimettersi in cammino? Un’indagine condotta tra 117mila imprese bresciane ha puntato l’attenzione sull’attuale fabbisogno di liquidità. Si tratta di aziende iscritte alla Camera di commercio o appartenenti ai settori dell’agricoltura, dell’artigianato e della manifattura.
La stragrande maggioranza è composta da piccole imprese. Di queste, ben il 93% ammette di avere necessità di liquidità supplementare rispetto ai periodi tradizionali. L’importo del fabbisogno varia tra il 10% e il 15% del fatturato annuale. Un solo dato sulla visione del futuro dice tanto dell’attuale situazione: nel pre Covid due terzi delle imprese immaginavano un fatturato in crescita, nel post Covid più del 50% prevede fatturati in calo di oltre il 30%.
La quantità di richieste di sostegno rivolte alle banche dà la misura delle difficoltà in cui si trovano oggi molte imprese. Anna Roscio, Responsabile della Direzione Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, ha dato qualche numero: 400mila richieste di moratoria, il 50% delle quali avanzato da aziende di piccole, piccolissime o medi dimensioni, e circa 150mila richieste per finanziamenti fino 25mila euro garantiti dal Fondo centrale di garanzia a favore di Piccole e medie imprese (PMI) e persone fisiche la cui attività è stata danneggiata dall’emergenza. Senza contare le altre misure pensate per le imprese più grandi: finanziamenti fino a 800mila euro o fino a 5 milioni di euro, previa valutazione di ammissione da parte del Fondo.
“Stiamo lavorando per garantire la messa disposizione dei fondi nel minor tempo possibile, ma tutto ciò ha richiesto uno sforzo organizzativo non trascurabile, perché il Covid ha imposto anche a noi misure di cautela e distanziamento”, ha spiegato Roscio. “Ci siamo organizzati per avvalerci della lettera “p” dell’articolo 13 del decreto Liquidità, che concede alle banche facoltà di erogare in anticipo le risorse rispetto alla valutazione del Fondo di garanzia. Ciò rappresenta un rischio che la banca si assume, consapevole che in questa circostanza il fattore tempo vale tanto quanto la messa a disposizione delle risorse”.
L’importanza di una buona pianificazione e gli insegnamenti della crisi finanziaria
Per capire da dove si parte, occorre strutturare un buon piano per la ripresa. Ciò significa in primo luogo creare, laddove ancora manchi, una task force multifunzionale che gestisca l’emergenza, valuti l’impatto della crisi e lavori in sinergia mettendo in comunicazione tutti i reparti. Serve, poi, riaggiornare il budget e i piani per il 2020 e il 2021, cercando di coniugare il breve e il lungo termine. Infine, inserire il budget e la revisione del piano 2021-22 in un documento di piano, strumento fondamentale per affrontare il tema del reperimento delle risorse finanziarie.
“È una crisi molto diversa da quella del 2008, perché ci tocca come persone prima che come operatori economici”, ha ragionato Stefano Zane, Amministratore Delegato di Vitale-Zane & Co., partner Considi. “Occorre avere grande lucidità, rimanere saldi e non farsi prendere dal panico. Quello che suggeriamo è sviluppare un metodo nell’analizzare e affrontare la situazione, cominciando con il capire quali sono le risorse, finanziarie e umane, a disposizione. Le organizzazioni complesse, come le imprese, escono bene dalla crisi solo se ne escono tutti assieme”.
Le aziende italiane sono tradizionalmente poco patrimonializzate. L’indagine sulle imprese della provincia di Brescia evidenzia un 45% di aziende che non fa previsioni di tesoreria. “Credo che pian piano le cose stiano cambiando, ma ancora troppe realtà non hanno consapevolezza dell’impatto economico-finanziario della propria realtà”, ha sottolineato Roberto Saccone, Presidente di Olimpia Splendid Spa.
“Noi lo facciamo da tempo: la crisi finanziaria ci ha insegnato a valutare meglio le condizioni di rischio e a organizzarci per reagire in modo più rapido e flessibile con una struttura organizzativa in grado di controllare le sue prestazioni. Ecco perché la crisi questa volta ci ha sorpreso meno di quanto accaduto in passato”. Olimpia Splendid ha, infatti, saputo reagire con prontezza: ha creato un gruppo di lavoro, definito una strategia commerciale che, immaginando una ripartenza a maggio, prevedeva determinati volumi di vendita, di produzione e di acquisto, e su quella base ha effettuato gli stress test per verificare la sostenibilità finanziaria dell’azienda.
“Avere il controllo delle proprie prestazioni economico-finanziarie quantificate in un programma non è solo una necessità che consente di verificare se le strategie adottate stanno ottenendo i risultati sperati, ma è anche il presupposto per sapere se l’azienda si sta avvalendo correttamente delle fonti di finanziamento necessarie”, ha spiegato Saccone. Non sempre, si deve ammettere, le aziende arrivano preparate nel momento di dover sottoporre le loro richieste alle banche e ciò può incidere sulle tempistiche dell’iter di approvazione della pratica. Soprattutto le aziende meno strutturate spesso non sono pienamente informate sulla soluzione, sull’entità della misura prospettata o sulla documentazione da presentare.
“Anche noi abbiamo avuto tempi di adattamento alle misure, ma la banca deve essere percepita come un soggetto ‘amico’ e non nemico”, ha continuato la Responsabile della Direzione Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo. “Tutto il sistema bancario ha interesse a che le imprese vadano bene: una banca è sana se le imprese sono sane, fa fatica se il tessuto economico fa fatica. L’emergenza deve farci capire che occorre un rapporto di fiducia reciproca tra banca e impresa”.
Imparare a coniugare breve e lungo termine per una visione d’insieme
Per affrontare la ripresa con il piede giusto, occorre, dunque, essere capaci di coniugare la visione a breve termine con quella a più lungo termine. Olimpia Splendid, per esempio, aveva aperto un anno fa a un fondo di private equity, per perseguire una strategia di internazionalizzazione. Ora che le condizioni sono cambiate, quelle stesse risorse serviranno per traghettare l’azienda verso una condizione di maggiore sicurezza, in modo da riprendere il cammino verso l’obiettivo non appena la situazione si sarà normalizzata. Programmare investimenti e utilizzo delle risorse è fondamentale per uscire dalla crisi. Il primo passo, però, è conoscere i propri conti. “Il controllo di gestione non è attività che si improvvisa, richiede capacità d’analisi, strumenti informatici, competenze”, ha puntualizzato Saccone. Chi non l’ha mai messo in pratica, avrà difficoltà ad affrontare il momento. “Il vero tema è trarre spunto da questa esperienza per mettere a punto strumenti come questi, ormai indispensabili per fare impresa”.
Secondo Zane, la grande sfida che hanno di fronte le imprese è usare il grandangolo: essere cioè capaci di vedere il breve e il brevissimo termine ‘annegato’ dentro una visione di più lungo respiro. “Questa crisi cambia anche il mercato, l’atteggiamento dei consumatori, le modalità di vendita. Alcuni cambiamenti già li intuiamo, ma si costruiscono giorno per giorno. Occorre capacità di coniugare il breve e il lungo termine, sapendo che le decisioni prese oggi incidono su quello che si potrà fare in futuro”.
Per questo, la redazione di un piano è uno strumento necessario sia per fare gruppo all’interno dell’impresa sia per dialogare positivamente con gli interlocutori che devono darle fiducia (fornitori, soci e banche). Gli scenari fin qui ipotizzati parlano di una riduzione del fatturato sul 2020 che in media andrà dal 20% al 30%, con tutta l’incognita delle filiere. “Qui entra in gioco la capacità imprenditoriale, la voglia di fare e la capacità di lettura di quel che accade”, ha concluso Zane. “Grandi, piccoli o medi imprenditori, abbiamo tutti gli stessi tre obiettivi: resistere, ripartire e rimanere sul mercato”.
Articolo a cura di
Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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