Ridurre l’impronta ecologica del commercio online
Molto è stato scritto sull’impatto degli ultimi due anni sui mercati, in particolare sullo sviluppo dell’ecommerce. Dall’inizio della pandemia, l’esistenza di catene di approvvigionamento molto lunghe e articolate ha messo in mostra le sue criticità sotto forma di ritardi e carenze. Tuttavia l’espansione dei mercati digitali è stato un catalizzatore per le imprese a rivalutare aspettative e pratiche, soprattutto per quanto riguarda il comportamento dei clienti. Per quanto stimolante dal punto di vista del business, l’aumento esponenziale delle vendite online ha aggravato l’impatto ambientale dell’ecommerce: secondo i dati più recenti dell’Osservatorio eCommerce B2C, solamente in Italia nel 2021 la mole degli acquisti online ha raggiunto quota 39,4 miliardi di euro di valore (con una crescita del 21% rispetto al 2020).
Come muoversi, dunque, in uno scenario mutato così rapidamente e quali strategie adottare per ridurre, almeno dove possibile, l’impronta ecologica del commercio online e di tutto il suo indotto? byrd, piattaforma digitale e indipendente di fulfillment (cioè evasione degli ordini) per ecommerce, ha provato a rispondere a queste domande avvalendosi della collaborazione di alcuni operatori del settore – come Karl Dischinger, Primoza, Packhelp, Seven Senders – stilando un’analisi approfondita di problemi, sfide, opportunità e soluzioni legati alla realizzazione di una supply chain più ‘amica’ dell’ambiente, e raccogliendo pratiche virtuose e consigli esperti all’interno dell’ebook dal titolo Verso una catena di approvvigionamento per ecommerce più sostenibile (byrd, 2022). L’obiettivo della pubblicazione è delineare il contesto attuale e fornire una guida concisa su come muoversi verso un modello che sia meno impattante per l’ambiente.
Puntare sul multi-warehouse e su una rete di evasione degli ordini
Se condotto virtuosamente, il mercato online ha le carte in regola per affermarsi come una soluzione più green di quanto non lo sia il Retail tradizionale. “Una delle soluzioni adottabili è sicuramente accedere a una rete di fulfillment sostenibile e di godere dei vantaggi del multi-magazzino”, si legge nel libro. In questo contesto, la posizione geografica del centro o dei centri di logistica è decisiva nel determinare una consegna dell’ordine più veloce, prezzi di spedizione più convenienti, una riduzione degli errori e una spedizione più rispettosa dell’ambiente. In un mondo ideale, quindi, la produzione, l’evasione e la distribuzione sarebbero riuniti nella stessa area geografica per risparmiare i diversi costi energetici. Ma con l’ecommerce e l’esplosione delle vendite transfrontaliere, questo sembra impossibile.
Il volume suggerisce di rilocalizzare i magazzini e le catene di approvvigionamento all’interno dei diversi mercati, decentralizzando le scorte in tutto il mondo. Così si riduce ciò che costa di più all’ambiente: la cosiddetta ‘consegna dell’ultimo miglio’. “In particolare, i fornitori di servizi logistici di terze parti permettono ai rivenditori di esternalizzare elementi della loro distribuzione, stoccaggio e servizi di fulfillment, distribuendo i costi di magazzino e del personale tra molti clienti, principalmente rivenditori online, e permettendo loro di allocare meglio le capacità di stoccaggio e di personale per l’elaborazione degli ordini”. Un vantaggio che diventa ancora più evidente nel processo di gestione dei resi, il cui importo totale nel settore della vendita al dettaglio ha raggiunto la cifra di 635,6 miliardi di dollari in tutto il mondo nel 2020, con una previsione di arrivare a 958 miliardi di dollari entro la fine del decennio. Un fenomeno dall’enorme impatto ambientale e che riguarda diversi aspetti, dall’etichettatura agli imballaggi fino alla riconversione e riutilizzo del reso.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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