Se il cavallo diventa business coach
Chi l’ha detto che la formazione deve avvenire solo in aula o attraverso soluzioni digitali che, spesso, non fanno altro che replicare gli stessi modelli analogici? La formazione esperienziale, si sa, non è una novità: sono sempre di più le aziende che scelgono esperienze fuori dal comune per i progetti formativi delle loro persone.
Ma tra le esperienze possibili, di certo innovativa è la proposta di Experience Academy, ente di formazione specializzato nella progettazione ed erogazione di attività a contenuto esperienziale con sede a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, che progetta e realizza percorsi basati sull’interazione tra uomo e cavallo e che offre un modo alternativo per sviluppare le competenze indispensabili per la gestione manageriale, sia tramite percorsi individuali sia in un contesto di crescita di team.
L’idea è di Valentina Casonato, Formatrice, Coach esperienziale e fondatrice di Experience Academy: era il 2010 quando iniziò a dare forma al suo progetto, trasformando la sua passione per i cavalli in una vera e propria professione, dopo aver approfondito il tema della formazione esperienziale a Londra.
Rapporto di reciproco rispetto e fiducia
La particolarità è che il vero coach è un cavallo: si tratta di animali molto sensibili e veritieri in grado di rispecchiare perfettamente lo stile di leadership delle persone. Nelle sessioni di formazione, infatti, si cerca di stabilire una relazione di fiducia fra persona e cavalli attraverso una serie di esercizi (senza cavalcare, ma a terra); solo nel momento in cui l’animale percepisce di avere una guida sicura, avviene quello che si chiama “Join up”: in maniera molto naturale il cavallo si avvicina alla persona e inizia a seguirla.
Il metodo è stato creato da Monty Roberts, horse man di fama internazionale noto per il suo libro L’uomo che sussurra ai cavalli: “Roberts usa questa tecnica per domare cavalli selvaggi ottenendo grandi risultati in breve tempo, senza mai ricorrere a metodi coercitivi, ma instaurando un rapporto collaborativo di reciproco rispetto e fiducia”, commenta Casonato. “a lui mi sono ispirata per il mio lavoro di formazione e coaching esperienziale”.
Numerose sono le attività che possono mettere alla prova i partecipanti su ambiti specifici (leadership, team building, coaching e assessment). “L’obiettivo non è imparare a montare a cavallo, perché le attività sono svolte da terra”, ci tiene a precisare l’esperta, evidenziando, quindi, che si tratta di una formazione adatta a tutti e non è influenzata dalle capacità pregresse di cavalcare. E anche in questa fase 2 dell’emergenza sanitaria, si può fare formazione – a gruppi più ristretti – perché gli spazi aperti e i paddock assicurano la distanza tra le persone.
La relazione con i cavalli abbatte le barriere
Dopo le esperienze in ambito Finance e Insurance, Casonato si è dedicata allo sviluppo della metodologia, arrivando a incontrare con la sua cavalla Pioggia, circa 2mila manager. “Quando sono rientrata in Italia dal Regno Unito, nel nostro Paese c’erano solo maneggi che proponevano corsi di team building, svolti, però, con l’ausilio di un trainer e di un istruttore”, ricorda.
Come funzionavano quindi i progetti formativi? L’esperto di cavalli si relazionava con il trainer, l’unico che possedeva gli strumenti per dialogare con i partecipanti della formazione. “In pratica si creava un gap tra il feedback dei cavalli e le informazioni trasmesse ai manager; per superare questo ostacolo ho seguito una preparazione che riguardasse entrambi gli aspetti”, dice Casonato, ora impegnata nel progetto di certificazione dei coach che propongono progetti formativi basati sulla relazione con i cavalli.
A differenza delle persone, influenzate dall’apparenza o dalle parole, questi animali sono in grado di percepire dal nostro linguaggio corporeo e dal nostro atteggiamento lo stile di relazione che caratterizza ciascun individuo e la coerenza tra le sue azioni e le sue emozioni, fornendo un feedback oggettivo e immediato riguardante il modo di porsi di ognuno.
Esercizi sul campo e debriefing in azienda
Nel caso della formazione sulla leadership, i manager sono chiamati a far svolgere particolari compiti al cavallo, che interagisce con il partecipante attraverso il modo con cui quest’ultimo prende le decisioni. “Non c’è poi così differenza nell’ottenere risposte da un cavallo e da una persona”, spiega la fondatrice di Experience Academy.
Per dirla con le parole del neurochirurgo, autore e coach Allan J. Hamilton, “i cavalli sono come una banda leggendaria di maestri zen: sono insegnanti perfetti perché scoprono le nostre reali motivazioni; ci dicono se ci stiamo mettendo davvero il cuore o se stiamo fingendo, se stiamo facendo un voto sacro o una promessa vuota; vedono quello che ti trattiene; e quando trovi il coraggio di confrontarti con i tuoi limiti, i cavalli ti ripagano insegnandoti la via per superarli”.
Sempre in tema di leadership, il manager è chiamato a trovare un equilibrio tra le componenti empatiche che devono essere utilizzate per gestire il proprio team. “A differenza dei percorsi tradizionali, bastano un paio d’ore in maneggio per maturare la consapevolezza su questi aspetti”, commenta Casonato.
Per sgombrare il campo dalle critiche spesso riservate alle innovazioni (anche nella formazione), i percorsi proposti prevedono una prima fase da svolgere in maneggio e una seconda in azienda, “per capire ciò che ha funzionato e ciò che si deve potenziare-sviluppare”, perché, come spiega l’esperta, “la formazione non è fine a se stessa, ma deve produrre risultati”. Già oggi tra i clienti di Experience Academy figurano Banca Generali, Mediolanum ed aziende note in diversi settori produttivi.
Superare la soggettività (umana) della valutazione
Experience Academy propone anche un innovativo percorso di assessment: anche in questo caso i cavalli risultano una leva ideale – ben più dei role play – per far emergere le reali competenze e capacità personali, oltre che per mettere in luce le dinamiche relazioni e comportamentali delle persone.
Il processo di valutazione non passa dai feedback raccolti nei classici modelli di intervista da colleghi, collaboratori e capi, non sempre capaci di mantenere un atteggiamento super partes. E rispetto ai tool digitali che consentono di superare i bias umani, Casonato puntualizza che con i cavalli si affronta un’esperienza reale: “L’animale risponde in modo coerente con la persona che ha davanti e la differenza di risposta si basa sulla capacità empatica e sulla gestione delle situazioni più differenti”.
In 10 anni di attività, la fondatrice di Experience Academy ha mappato con precisione una ventina di indicatori che si riferiscono alle principali soft skill che un manager deve avere, e ha messo a punto alcuni esercizi che permettono di rilevarne alcuni di specifici e mapparli. Il campo di prova risulta vero e attendibile, perché non è una simulazione nella quale si assume un comportamento prestabilito: è una vera e propria esperienza, vissuta in prima persona, in una situazione reale in cui serve utilizzare tutte le capacità che un manager deve avere per ottenere dal cavallo una risposta.
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