Se il dipendente smette di fumare ci guadagna l’azienda
Scarsa concentrazione, pause continue, malattie più frequenti: i fumatori rappresentano un costo non indifferente per le aziende. In tempi di coronavirus, il costo potrebbe addirittura crescere: i fumatori sono tra i principali bersagli del Covid-19 e un recente studio Nielsen ha dimostrato che durante il lockdown il consumo di sigarette è aumentato del 37%.
In occasione della giornata mondiale senza tabacco 2020, Easyway Italia ha composto appositamente un ebook che contiene 10 suggerimenti di Allen Carr – l’inventore nel 1983 del metodo Easyway, che ha aiutato oltre 50 milioni di fumatori nel mondo – e tre storie, racconti brevi, tratti da Storie di fumo.
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Già nel 2018 il rapporto Prevenzione e controllo del tabagismo, redatto dal Ministero della Salute, ha certificato, oltre agli alti costi sociali, anche l’effetto negativo generato dal tabacco sull’economia e sul lavoro. Rispetto ai dipendenti non fumatori, infatti, chi fa frequente ricorso alle sigarette è fonte di costi più alti per il datore di lavoro. Un aggravio di spesa dovuto alle più alte assicurazioni per malattia, al maggior numero di incidenti durante l’orario di lavoro e ai più elevati costi dei premi assicurativi contro gli incendi, senza contare gli effetti negativi sui colleghi non fumatori e i pensionamenti anticipati per motivi di salute.
Smettere di fumare sembra, quindi, l’unico modo per riguadagnare in salute e risparmiare spese personali e aziendali. L’ebook proposto da Easyway Italia, uno strumento agile, semplice e utile, può essere il supporto alle persone che volessero smettere di fumare, ma non avessero appoggi di alcun genere.
Minore produttività sul lavoro
Una ricerca condotta dall’Università di Ginevra calcola in 4.600 euro l’anno il peso economico di ciascun tabagista sull’azienda. La voce di costo maggiore è rappresentata dalla perdita di produttività, associata alle assenze dal lavoro per malattia e alle ripetute pause sigaretta che sottraggono tempo al lavoro. Ogni sigaretta, tra una boccata e l’altra, dura otto minuti: singoli break che, moltiplicati per il numero di sigarette fumate, costano circa 2.360 euro l’anno.
Non c’è, dunque da stupirsi se a febbraio 2020 la Corte suprema spagnola ha dato ragione a una società che ha deciso di trattenere dalla busta paga il tempo speso fuori dai locali aziendali. La Corte ha stabilito che i dipendenti che escono per fumare non possono aspettarsi di esser pagati per l’intera giornata lavorativa.
Si stima che i fumatori guadagnino in media tra il 4% e l’8% in meno dei non fumatori. La relazione tra fumo e differenza dei salari, approfondita dalla University of Wisconsin, è spesso spiegata proprio dalla minore produttività dei fumatori: in aggiunta alle assenze, la salute più cagionevole dovuta all’uso del tabacco ridurrebbe le prestazioni portando ad alleggerire gli stipendi.
Effetti negativi sull’ambiente
E non è solo una questione economica. Le aziende, oggi sempre più sensibili alle tematiche ambientali, dovrebbero guardare alla disassuefazione dal fumo dei propri dipendenti come a un fattore di sostenibilità. Le micropolveri emesse da una sigaretta superano quelle di un motore diesel e i mozziconi sono tra i rifiuti più inquinanti che affollano spiagge e mari. Anche le sigarette elettroniche hanno un impatto sull’ambiente, andando a incrementare la produzione di plastica e circuiti stampati e il consumo di elettricità.
Un’impresa che promuova la salute e il benessere all’interno della sua organizzazione non può ignorare i costi e le conseguenze sanitarie, economiche e ambientali di avere dipendenti fumatori. Aiutare le proprie persone a smettere di fumare diventa allora una scelta di campo, funzionale non solo a preservare la salute del personale e dell’azienda stessa, ma anche ad aver cura della società e dell’ambiente.
Articolo a cura di
Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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