Se mi controlli allora non hai più fiducia
Con la rapida diffusione del lavoro agile – in particolare a seguito della pandemia – le soluzioni tecnologiche per il monitoraggio dei dipendenti stanno registrando una sempre maggiore applicazione. Secondo dati recenti diffusi da Gartner, questi software sono destinati a essere introdotti in azienda dal 70% dei datori di lavoro entro il 2023. Alle informazioni elaborate dalla società di consulenza – come si legge in un articolo della testata online dedicata ai temi della gestione del personale Hrexecutive.com – si affianca il principio che l’eccessivo controllo potrebbe essere controproducente, in quanto andrebbe a minare il rapporto di fiducia tra datore di lavoro e personale.
Per esempio, avere dati sul numero di clic del mouse di un dipendente o sul tempo impiegato a rispondere alle email non sarebbe la strategia più adatta per ottenere migliori risultati dalle proprie persone, spesso sospettate di star adottando l’atteggiamento di quiet quitting, il fenomeno in base al quale il personale fa solo il minimo indispensabile per mantenere il posto di lavoro.
La strada da percorrere sarebbe, invece, quella di una maggiore trasparenza, da parte dell’azienda, nel comunicare i risultati che ci si attende dalle singole persone e le modalità con cui è monitorato e valutato il lavoro svolto. Basti pensare che, secondo una survey realizzata sempre da Gartner nel 2021, il 40% dei lavoratori ha rivelato di non conoscere né il momento in cui i responsabili raccolgono i dati relativi alla produttività aziendale né come queste informazioni sono gestite.
Bisogna cercare un equilibrio per il controllo
In realtà la soluzione, come spesso accade, si trova nel mezzo. Se da un lato il monitoraggio non è ben visto da chi lavora da remoto, tuttavia permette alla Direzione del Personale di avere una visione più completa delle performance lavorative di tutti. Lato azienda, infatti, valutare le persone attraverso l’analisi di parametri condivisi consente di garantire che le performance rimangano nel range degli standard prefissati, ma anche di creare un terreno comune su cui porre le basi per uniformare il più possibile il lavoro in presenza e quello da remoto.
Se monitorare i dipendenti comporta quindi dei vantaggi, non è detto, però, che l’analisi quantitativa delle performance sia il modo migliore per avere un’idea reale del contributo che ciascuna persona dà alla crescita aziendale. In questo senso è opportuno adottare un cambio di paradigma che non valuti esclusivamente la quantità di lavoro svolto, ma si soffermi più in generale sui risultati che sono raggiunti, a prescindere dal tempo trascorso davanti al computer.