Se potessi avere… uno stipendio a sei zeri
Ci sono settori, come la consulenza gestionale, in cui le persone che si laureano hanno sempre più possibilità di passare per la direttissima dalle aule universitarie a ruoli in azienda a sei cifre, con buste paga che la maggior parte dei lavoratori è destinata a non vedere mai per la sua intera esistenza. È il caso, ha fatto notare la Bbc, per esempio, degli ingegneri del software, ma anche degli analisti che entrano nelle grandi società bancarie, dove già il primo anno di lavoro possono ottenere uno stipendio base che parte dai 110mila dollari (103mila euro circa).
Spesso a offrire queste cifre sono aziende dove molti dipendenti hanno lavorato sodo per anni per avvicinarsi a retribuzioni di quel tenore. Ma, secondo l’emittente britannica, se dovessero sollevare rimostranze, la risposta dei datori di lavoro sarebbe che si tratta di esigenze di mercato: con la crisi delle assunzioni la competizione per i talenti è feroce e per avere i migliori candidati il prezzo da pagare è molto alto.
Secondo i dati del 2021 dell’organizzazione no profit statunitense National association of colleges and employers, i salari dei laureati sono in costante aumento da anni e lo stipendio iniziale per alcuni lavoratori di livello base in determinati settori è aumentato significativamente. In un solo anno, per esempio, la paga media per una specializzazione in informatica è cresciuta del 7%. Per Nicholas Bloom, Professore di Economia alla Stanford University, ciò è legato anche al fatto che in alcuni settori, come quello tecnologico, la domanda di lavoro sta superando rapidamente l’offerta. In questo ambito, anche le startup più piccole, ha sottolineato la Bbc, pagano salari molto alti ai collaboratori di basso grado per adeguarsi alle organizzazioni più consolidate.
Gli effetti indesiderati di salari troppo alti
Ma questi compensi così elevati possono avere conseguenze insidiose. Dal punto di vista di Davis Nguyen, fondatore della società di consulenza manageriale My consulting offer, chi li percepisce può trovarsi intrappolato in una posizione lavorativa magari sgradita, che si sente però obbligato a tenere stretta dopo aver modellato il suo stile di vita intorno a guadagni sostanziosi. Nguyen ha definito la condizione di alcuni di questi lavoratori come imprigionati da “manette d’oro”.
Tali salari possono inoltre, ha ribadito il consulente, distorcere la percezione della retribuzione da parte dei giovani lavoratori, impedendo loro di perseguire percorsi di carriera più significativi e più vicini alla propria etica del lavoro. Stipendi enormi possono anche avere un riscontro psicologico infelice, specie per chi proviene da ambienti a basso reddito e può sviluppare la cosiddetta sindrome dell’impostore, chiedendosi cosa abbia fatto per guadagnare così tanto più di quanto i suoi genitori abbiano mai guadagnato.
C’è poi un altro effetto: anche i colleghi possono poi risentire delle conseguenze negative degli entry level a sei cifre. I lavoratori più esperti della stessa azienda possono vivere una profonda frustrazione vedendosi recapitare buste paga inferiori rispetto a quelle di un neolaureato, nonostante gli anni di anzianità, e cercare di compensare in ogni modo lo scarto tra le loro entrate e quelle dei giovani colleghi. Inoltre, le organizzazioni stesse potrebbero non ottenere necessariamente ciò per cui pagano. Mentre salari altissimi possono effettivamente conquistarsi il tempo di un candidato, disposto per esempio a svolgere regolarmente straordinari non retribuiti, non possono garantire una migliore etica del lavoro, anzi: “I super stipendi possono risultare molto gratificanti quando si ottiene il posto ma, una volta iniziato il lavoro, in genere queste persone vogliono poi molto di più”, ha commentato Tomas Chamorro, Professore di Psicologia aziendale allo University College di Londra.
Secondo quanto riportato dalla Bbc, gli stipendi iniziali a sei cifre sono destinati a diventare la norma per alcuni settori; non si prevede, tuttavia, secondo gli esperti, che questi possano trainare anche i salari di altre categorie professionali. Al contrario, le entrate di tale sottogruppo di dipendenti ‘ultra-privilegiati’ potrebbero far crescere le disuguaglianze salariali. Aumentando il divario tra ricchissimi e poverissimi.
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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