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Settimana corta: il sindacato parla, le aziende agiscono

Introduzione del salario minimo per legge e riduzione dell’orario di lavoro senza però mettere mano alla retribuzione. Ruota intorno a queste due proposte il Congresso nazionale della Cgil – il titolo scelto è Il lavoro crea il futuro – iniziato il 15 marzo 2023 a Rimini (termina il 18 marzo). Dal palco, il Segretario Nazionale Maurizio Landini ha anche lanciato al Governo la volontà di un “confronto preventivo vero” su varie riforme, come quella del Fisco e sul Reddito di cittadinanza (l’Esecutivo ha già però ‘pensionato’ il Rdc a favore della Misura per l’inclusione attiva, Mia).

Di salario minimo se n’è parlato largamente nell’ultima campagna elettorale da cui poi è nato il Governo presieduto da Giorgia Meloni. Diverso, invece, il caso della riduzione dell’orario lavorativo. Per Landini sono ormai maturi i tempi per l’adozione di quella che è definita come la “settimana corta”, che si traduce appunto nella riduzione di orario a parità di salario (la settimana di quattro giorni di lavoro è ovviamente l’assetto più ‘semplice’ della proposta). Sull’idea si sono espressi a favore anche Luigi Sbarra, Segretario della Cisl, e Pier Paolo Bombardieri, Segretario della Uil.

Contrariamente a quanto si può immaginare, il mondo delle imprese non è del tutto contrario a quest’idea. Non solo all’estero ci sono esempi di aziende che stanno già applicando la settimana corta; anche in Italia ci sono stati alcuni tentativi, che nella gran parte dei casi hanno riguardato organizzazioni molto grandi. Se n’è anche parlato in una puntata di PdM Talk, il talk show del nostro quotidiano. Un sostenitore dei quattro giorni di lavoro è Giacomo Pedranzini, Amministratore Delegato e Presidente del Consiglio di amministrazione di Kometa 99, azienda specializzata nel settore della lavorazione delle carni con sede a Kaposvár, città a circa due ore di strada da Budapest.

“Dopo aver lavorato a inizio del secolo scorso sei giorni su sette per 12 ore al giorno, Adriano Olivetti introdusse, dopo la metà del Novecento, il modello delle 40 ore settimanali. Ora, dopo 70 anni e a fronte dell’esponenziale sviluppo tecnologico, siamo al punto in cui possiamo immaginare la settimana corta”, ha raccontato l’imprenditore nell’intervista pubblicata sul numero di Marzo 2023 di Sistemi&Impresa, la rivista ESTE (editore anche del nostro quotidiano) dedicata all’analisi dell’impatto organizzativo delle tecnologie. Pedranzini, però, ha messo in guardia dal vero pericolo di questo modello organizzativo: “Dobbiamo impiegare il maggior tempo libero in modo utile, evitando di cadere nell’ozio e nell’eccesso di consumismo”.

Per l’imprenditore valtellinese trasferitosi in Ungheria nel 1994 per seguire il padre nell’avventura imprenditoriale (sviluppata insieme con la famiglia Ruffini), la settimana corta sarà presto realtà, tanto che nell’immaginarsi l’organizzazione di Kometa 99 tra cinque anni – quando sarà concluso il progetto di riorganizzazione del modello produttivo e la realizzazione del nuovo stabilimento che consentirà di raddoppiare il fatturato (attualmente l’azienda ha un business di circa 190 milioni di euro) – ha spiegato che le sue persone “lavoreranno quattro giorni alla settimana, con le macchine chiamate a svolgere il lavoro più faticoso”. E nella giornata di riposo in più? “Si curerà la salute e la formazione, rendendosi anche più utili per la società”. Insomma, la proposta dei sindacati sembra arrivare un po’ in ritardo rispetto a quanto stanno già facendo le aziende: una situazione di certo non nuova.

L’intervista integrale a Giacomo Pedranzini è pubblicata sul numero di Marzo 2023 di Sistemi&Impresa.
Per informazioni sull’acquisto di copie e abbonamenti scrivi a daniela.bobbiese@este.it (tel. 02.91434400)

Sindacati, settimana corta, giacomo pedranzini, maurizio landini


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Dario Colombo

Articolo a cura di

Giornalista professionista e specialista della comunicazione, da novembre 2015 Dario Colombo è Caporedattore della casa editrice ESTE ed è responsabile dei contenuti delle testate giornalistiche del gruppo. Da luglio 2020 è Direttore Responsabile di Parole di Management, quotidiano di cultura d'impresa. Ha maturato importanti esperienze in diversi ambiti, legati in particolare ai temi della digitalizzazione, welfare aziendale e benessere organizzativo. Su questi temi ha all’attivo la moderazione di numerosi eventi – tavole rotonde e convegni – nei quali ha gestito la partecipazione di accademici, manager d’azienda e player di mercato. Ha iniziato a lavorare come giornalista durante gli ultimi anni di università presso un service editoriale che a tutt’oggi considera la sua ‘palestra giornalistica’. Dopo il praticantato giornalistico svolto nei quotidiani di Rcs, è stato redattore centrale presso il quotidiano online Lettera43.it. Tra le esperienze più recenti, ha lavorato nell’Ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato italiane, collaborando per la rivista Le Frecce. È laureato in Scienze Sociali e Scienze della Comunicazione con Master in Marketing e Comunicazione digitale e dal 2011 è Giornalista professionista.

Dario Colombo


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