Si può essere un’impresa virtuosa senza essere azienda benefit?
Alle aziende è sempre più richiesto di dimostrare che è possibile generare profitti operando in modo sostenibile in campo ambientale, sociale e umano. Questo è anche uno degli obiettivi emersi in occasione della Conferenza delle Nazioni unite sul clima (Cop27) che si è tenuta di recente in Egitto. Il messaggio è stato chiaro: basta ambientalismo di facciata e strategie di green marketing o di green washing. La Conferenza ha dettato alcune misure per imprese e regioni che devono presentare dei piani per il clima che possano essere considerati efficaci, garantendo risultati abbastanza rapidi in termini di rilascio di gas serra.
In particolare, per limitare il riscaldamento della Terra a 1,5 gradi, gli obiettivi fissati devono essere raggiunti entro il 2030. Le aziende devono presentare rapporti annuali dettagliati sui progressi compiuti, che possano essere controllati e verificati in modo indipendente da esterni. Per esempio, le imprese e le regioni che utilizzano molta terra devono garantire, entro il 2025, di interrompere qualsiasi pratica di deforestazione. L’impegno, infine, non deve limitarsi alla propria rete privata, ma deve essere globale: occorre stabilire e prevedere, all’interno dei piani aziendali e regionali, un flusso di denaro verso i Paesi in via di sviluppo.
Per fare business in modo sostenibile, in Italia le strade percorribili sono tre: trasformare la propria forma giuridica in Società benefit, conseguire la certificazione B Corp, o entrambe. Di questo si parla il 25 novembre 2022 durante la puntata di PdM Talk, il talk show di management di questo quotidiano, in diretta streaming ogni venerdì dalle 12 alle 13 (la diretta è visibile sul sito del quotidiano, sul canale YouTube di Parole di Management e sul profilo ESTE di Linkedin).
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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