Si può migliorare con lo stress?

Osservare il contesto, comprendere i significati più profondi, sviluppare capacità innovative per evolvere. Oggi persone e organizzazioni devono essere antifragili e utilizzare gli stress per aprirsi a scenari inediti. Il momento che viviamo sta mettendo a dura prova il nostro sistema sociale, industriale e produttivo; si è costretti così a rivedere in maniera strutturata le ‘tradizioni’ e i processi come li conoscevamo, immaginando modelli organizzativi nuovi. L’antifragilità non coincide con la resilienza, concetto con cui si indica il superamento di un periodo turbolento tornando alla situazione precedente; significa, invece, non farsi danneggiare dalle perturbazioni e dallo stress, ma sfruttarli per migliorare (quello che il saggista Nassim Nicholas Taleb definisce come “la capacità di prosperare nel disordine”).

Ne ha parlato Ornella Laneri, CEO di Four Points Sheraton di Catania, gruppo di servizi alberghieri, e Presidente di Fondazione Oelle, che si pone l’obiettivo di valorizzare il patrimonio immateriale del Mediterraneo, durante il Festival del Management che si è tenuto a Milano a inizio febbraio 2023, raccontando il suo percorso imprenditoriale, ma anche di vita: “La resilienza è la resistenza allo choc rimanendo se stessi e non permette di trasformarsi. Io sono la regina del cambiamento, per questo preferisco parlare di antifragilità, perché in questo modo si reagisce modificando se stessi, potenziandosi”.

Non si nasce con questa attitudine, ma la si acquisisce, secondo il parere di Laneri: è un percorso che si raggiunge attraverso differenti e continue forme di stress. “Io mi sono posta delle domande”, ha affermato, ragionando su quanto le fatiche che ha subito nella sua vita (“perché quando non le si conosce, si subiscono”) hanno contribuito a farla crescere: “Quanto hanno spostato l’attenzione dai miei sogni?”, “Quanti proiettili ho scansato e quanti mi hanno colpito ma non affondato?”, “Quante cicatrici mi hanno lasciato?”, e ancora “Quanto aiuto ho chiesto? E quanto mi è stato dato senza che io lo chiedessi?”. Talvolta ci si ritrova nel caos, che di per sé non è negativo, ma è complicato, perché bisogna saperlo dirigere.

Il family business è un percorso emotivo

I manager apprendono a essere antifragili dal proprio vissuto, dalla propria storia personale. In particolare, il family business è un tema in cui c’è un grande percorso emotivo e, proprio per questo, la storia di Laneri è emblematica: racconta che il suo sogno era quello di fare la regista, ma, dopo diverse spinte in altre direzioni, decise di iscriversi alla facoltà di architettura; questo percorso, tuttavia, non lo terminò a causa di eventi imprevisti.

Dopo un po’ di tempo – per necessità – l’attività familiare si introdusse nella sua vita. “A un certo punto mio padre chiese a me e ai miei fratelli di aiutare nella gestione dell’azienda; fu così che andai a lavorare all’albergo Four Points Sheraton di Catania, assunta come una dipendente”, ha precisato Laneri. Questo sarebbe diventato poi il lavoro della sua vita, anche se con alcune pause date da incomprensioni familiari: è qui che ha conosciuto altri stress, in primis quello derivante da un’azienda gestita in maniera ‘tradizionale’. “Per una donna è sempre più difficile…”, è il suo commento. Adesso si occupa della gestione dell’hotel.

Il fallimento non è negativo

Oggi più che mai la gestione del cambiamento è diventata un valore strategico per le aziende e le persone. A confermarlo è Francesca Pasqui, Founder di Care Up, azienda che si propone di prevenire comportamenti a rischio e creare una cultura del benessere in ambito lavorativo e scolastico, intervistata da Parole di Management durante il Convivio di Persone&Conoscenze, organizzato dalla casa editrice ESTE (editore anche di questo quotidiano) a gennaio 2023: “Bisogna farsi coinvolgere in un processo di trasformazione e apprendimento continuo, imparare dai fallimenti; quindi, essere antifragili”. In questo rinnovato scenario le persone devono essere valorizzate nelle loro diversità. “Occorre lavorare sul pensiero creativo e critico e sviluppare competenze ‘soft’, come per esempio la gentilezza, a cui fino a un po’ di tempo fa non era data particolare importanza”.

Questo porta le organizzazioni a rivedere i modelli lavorativi, a gestire le persone con metodi più orientati alla ‘cura’ e meno al controllo, a strutturare percorsi che guardino al futuro e che tengano conto di un benessere reale. “Questo si integra anche in uno dei pilastri della sostenibilità, quello legato alla società”, ha precisato Pasqui. Questo non significa non affrontare gli stress, ma sfruttarli al meglio. “Ma allora ne vale la pena?”, è un altro degli interrogativi di Laneri; la risposta, come ha rivelato, è assolutamente positiva.

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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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