Si torna in ufficio in sicurezza con il Mobility Manager
Nonostante la sua istituzione risalga al 1998 è in tempi più recenti che il Mobility Manager si è trovato ad affrontare una delle sue più grandi sfide. Figura istituita dal Decreto Ronchi nell’ottica di una responsabilità socio-ambientale che iniziava a entrare nelle agende politiche, oggi è alle prese con le conseguenze della pandemia e ancor più con la ripresa dei casi di Covid: una sfida, ma che corrisponde anche a un’occasione per vivere una nuova primavera.
Lo sanno gli attuali Mobility Manager, responsabili della mobilità sostenibile, e lo sa il Governo, che con il decreto Rilancio del maggio 2021 ha riconosciuto il ruolo strategico di questa professione rendendone obbligatoria la nomina per le aziende e sedi con più di 100 dipendenti in città con oltre 50mila abitanti, per quanto la mancata ottemperanza non comporti alcuna conseguenza. Con il decreto Sostegni Bis, l’Esecutivo ha poi stanziato per la prima volta un fondo di 50 milioni di euro per le aziende che avessero ottemperato alla nomina dei Mobility Manager e che avessero presentato entro il 31 agosto 2021 i propri Piani di spostamento casa-lavoro (Pscl). Con la riapertura delle scuole e il ritorno, per alcuni, al lavoro in presenza nel primo ‘rientro’ dall’inizio della campagna vaccinale, il Mobility Manager è infatti tra i protagonisti della gestione di uno degli aspetti più delicati per quello che si definisce come il ‘ritorno alla normalità’.
“Già durante la pandemia, nonostante molte aziende avessero adottato lo Smart working prolungato, paradossalmente c’era stato un aumento di interesse nell’attività legata a chi gestisce la mobilità”, spiega Cristiana Di Giuliomaria, Mobility Manager di Enel. Si cominciava a pensare alla ripresa degli spostamenti delle persone per recarsi al lavoro e a preoccupare erano soprattutto – specie per le grandi città – la riduzione della capienza dei mezzi pubblici e il timore nel tornare a utilizzarli per gli spostamenti. Ragion per cui già prima di maggio 2021 i confronti tra aziende e amministrazioni locali sul tema non erano mancati.
Nel caso di Enel, gli effetti dell’intervento governativo hanno poi portato alla nomina di altri dieci, oltre agli otto già presenti, Mobility Manager locali nelle diverse sedi aziendali, rendendo così più capillare la presenza sul territorio di queste figure. Un’apertura che è andata di pari passo con il sostegno economico offerto dal Governo: “È la prima volta che le aziende sono incentivate da contributi economici con questo obiettivo e mi sembra un segnale molto importante”, sottolinea la manager. I sostegni riguardano tanto il lancio di nuove iniziative quanto, in molti casi, l’implementazione di quelle inaugurate ben prima dell’inizio della pandemia dalle aziende già attive su queste tematiche.
Gli spostamenti casa-lavoro possono anche essere un gioco
Tornata di attualità proprio a causa delle vicende legate alla pandemia, nell’attività dei Mobility Manager compaiono questioni molto dibattute anche in tempi non sospetti. Argomenti come sharing mobility, car pooling, gamification, ciclabilità, bike sharing, intermodalità, trasporto pubblico locale, infrastrutture, ma anche Smart working, flessibilità oraria, people care e work-life balance sono da tempo nell’agenda di queste figure professionali perché legati allo sviluppo di benessere delle persone e del Pianeta.
Per poter raggiungere gli obiettivi al meglio, molto dipenderà da quanto dei fondi messi a disposizione dal Ministero verrà stanziato nelle diverse città e da quale sarà il criterio distributivo, ancora non definito. Nell’attesa, in Enel, per esempio, uno dei primi obiettivi è ridare impulso al Trasporto pubblico locale (Tpl) magari aumentando il numero di vettori convenzionati e il contributo dell’azienda. Immaginando come potrebbero essere investiti i fondi, Di Giuliomaria prosegue: “Vogliamo anche puntare sulla ciclabilità nelle città dove si verificano quelle condizioni di sicurezza delle infrastrutture ciclabili che ci permettono di farlo, rafforzando i bike sharing aziendali che abbiamo fatto a Bologna e Firenze. A Roma invece abbiamo chiesto la realizzazione di alcuni raccordi che ci permetterebbero di promuovere l’uso della bicicletta da Stazione Termini alla sede centrale”.
Come diverse altre aziende Enel ha abbracciato anche modelli volti a incentivare, non solo con i mezzi e le facilitazioni messe a disposizione, l’utilizzo di veicoli più sostenibili. Uno di questi è il progetto di gamification che, proponendo alle persone gli spostamenti nell’ottica di un gioco e di una sfida tra colleghi e colleghe, fa sì che alla coscienza ecologica e alla comodità si aggiunga anche un approccio più leggero e, per alcuni, motivante, proposto come una sfida: “L’idea è sviluppare piattaforme e applicazioni che possano incentivare i colleghi, attraverso una sorta di competizione, a spostarsi con più veicoli sostenibili al posto dell’uso esclusivo del mezzo privato”.
Il Mobility Manager del futuro vive nella smart city
Con o senza decreto Rilancio, l’evoluzione del ruolo del Mobility Manager dipende però sempre molto da quanto la singola azienda decide di puntare su questa figura e da quanto ritiene importante questo ruolo. E se in qualche occasione il suo riconoscimento passa anche dal legame con il core business (chiaro può essere il caso di un’azienda che si occupa di mobilità elettrica), non sempre il Mobility Management riceve il giusto valore.
A battersi perché questo avvenga è l’Associazione italiana travel e mobility manager (Aitmm), che ha istituito il primo registro nazionale dei Mobility Manager ed è nata proprio con lo scopo di sdoganare il Mobility Manager dal ruolo iniziale a cui era confinato, cioè un semplice adempimento che tante aziende consideravano poco più di una formalità (l’8 ottobre 2021 è in programma a Milano la Convention nazionale di Aitmm, intitolata Open to the future, di cui Parole di Management è Media Partner)
. Tra la maggiore attenzione mediatica e le sfide imposte dall’emergenza epidemiologica, questa professione, fa notare Paolo Tedesco, Presidente Nazionale di Aitmm e Mobility Manager Sogei, si è trovata improvvisamente ad affrontare tematiche completamente inesplorate, in primis tutti gli aspetti legati alla sicurezza, compresa la tutela della privacy, come avvenuto ad esempio nei casi in cui si rendeva necessario tracciare gli utenti dei mezzi di trasporto per le azioni di contrasto alla pandemia.
Un’evoluzione, quest’ultima, che traccia la via di quello che, secondo Tedesco, potrebbe essere il Mobility Manager del futuro: “Sarà sempre di più un manager che governa processi e progetti. Che nell’ambito della mobilità sostenibile si occupa della redazione dei capitolati tecnici, gestisce le politiche di welfare e del lavoro agile, attento alla sicurezza dei propri colleghi, e soprattutto che si coordina tramite il Mobility Manager d’area con gli altri colleghi e con gli enti locali per lavorare in sinergia e in maniera integrata in un contesto cittadino che porti dei benefici a tutta la collettività”.
L’auspicio dell’Aitmm è che la recente azione legislativa possa essere una prima risposta alle principali difficoltà che da tempo gli associati riscontrano, che vanno dal mancato riconoscimento del ruolo nell’azienda alla necessità di avere un’adeguata formazione specifica fino all’assenza di un budget a disposizione per le politiche di mobilità sostenibile. “Potenzialmente potrebbe avere un impatto rivoluzionario per le aziende e per le città con una brusca accelerata verso la realizzazione delle smart city e di conseguenza per tutti i cittadini”, dice Tedesco.
È noto, infatti, quanto il traffico possa condizionare la vita e lo stato d’animo delle persone: “Lo stress da traffico e gli infortuni in itinere rappresentano alcune delle maggiori problematiche che attanagliano la comunità e il sistema sanitario, anche con i conseguenti costi che ne derivano. Inoltre, non si possono trascurare i benefici ambientali”. Che la pandemia sia almeno ‘utile’ in questo senso? “Affinché queste misure producano dei risultati concreti ci sarà molto da fare”. Non sarà semplice, ma l’occasione è preziosa.
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
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