Siemens Healthineers definisce la Salute del futuro
È un viaggio per discutere, assieme a esperti e istituzioni, degli investimenti su ricerca e innovazione in campo sanitario. Si chiama Siemens Healthineers Future Summit – Le nuove frontiere dell’healthcare il progetto che punta a guardare sempre più in là nell’ambito della Sanità. Perché l’ammodernamento delle infrastrutture e della telemedicina è una missione che – ci ha ben mostrato la pandemia – non può più essere rimandata.
Riprova ne sono i 4 miliardi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) al rinnovamento del parco tecnologico ospedaliero, che a oggi, svelano i dati della Corte dei Conti, conta 3.133 apparecchiature da sostituire, perché basate su tecnologie obsolete o fuori uso. “La tecnologia è oggi requisito e strumento imprescindibile della medicina”, ha affermato Umberto Nocco, Presidente dell’Associazione italiana ingegneri clinici, tra gli ospiti della tappa milanese dell’iniziativa di Siemens Healthineers.
Accessibilità e vicinanza: quel che serve per una medicina sostenibile
Se i piani governativi puntano a strutture ospedaliere tecnologicamente avanzate, la Sanità è anche chiamata a essere sostenibile, cioè “accessibile a tutti e ovunque”, come ha più volte sottolineato Roberta Busticchi, Presidente e CEO di Siemens Healthineers. A richiedersi è, dunque, una più equa capillarità delle infrastrutture, da accompagnarsi alla facilità di accesso. Così, l’intervento di Fabiola Bologna, Segretario della Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera dei Deputati, si è soffermato proprio sulle nuove strutture sociosanitarie locali, che in Lombardia prenderanno il nome di “Case di comunità” e, distribuite sull’intero territorio regionale, hanno l’obiettivo di offrire gratuitamente ai cittadini funzioni di assistenza sanitaria primaria e attività di prevenzione.
Accessibile non significa solo geograficamente vicina, ma comprensibile e di facile utilizzo, perché non tutti i pazienti sono nativi digitali avvezzi alla tecnologia. Per questo, ha commentato Nocco: “Bisogna parlare della necessità di puntare a una cultura tecnologica che va decisamente oltre la competenza tecnologica, che è quella che – forse – ci ha caratterizzato fino a oggi”.
AI, diagnostica, robot e customer care: i quattro pilastri della tecnologia per la Sanità
L’obiettivo, dunque, è la presenza capillare di strutture ospedaliere e di primo soccorso che sfruttino le potenzialità attualmente offerte dall’innovazione tecnologica in ambito medico. Sono quattro i pilastri alla base della nuova metodologia che la tecnologia può contribuire a costruire in ambito medico. Il primo è l’Intelligenza Artificiale (AI), il cui utilizzo più esemplificativo è il ‘digital twin’, gemello digitale del paziente che, contenendo tutte le informazioni relative al percorso sanitario, può essere utilizzato dai medici per testare diverse opzioni terapeutiche, velocemente e senza rischi per la persona. Si passa poi all’aspetto tomografico e di diagnostica: in questo campo, la tecnologia offre la possibilità di ottenere velocemente immagini ad alta risoluzione, ‘scattate’ con precisione all’interno dell’area di interesse e, aspetto più rilevante, con una riduzione fino al 45% della dose di radiazioni.
Può intimorire l’idea che sia un robot a eseguire un intervento di chirurgia neuro-cardiovascolare, eppure è proprio grazie all’ausilio di queste tecnologie, integrate con l’AI, che i chirurghi possono operare aumentando la precisione, riducendo l’invasività e ottimizzando i risultati clinici dell’intervento. Infine, sempre al centro, c’è il paziente: la tecnologia dona la possibilità di accedere a un percorso di cura altamente personalizzato, basato sul monitoraggio giornaliero dei dati che permettono allo specialista di fare valutazioni in tempo reale sulla malattia, monitorandone decorso e progressi anche da remoto.
L’ora di trasformare la Sanità in Telemedicina
Una Sanità pubblica presente ovunque e ovunque ad alto livello tecnologico, così come immaginato fin qui, apre scenari che appaiono futuristici, quasi remoti, eppure, Marco Del Seta, Head of Digital Services di Siemens Healthineers ha precisato: “Le tecnologie già esistono; le vere difficoltà non sono nello sviluppo tecnico, ma si ritrovano in una mancante cultura del cambiamento e nelle necessità di rivedere i processi attuali. È un lavoro di gestione del cambiamento, che richiederà anni”.
Ma se le tecnologie esistono, la struttura sanitaria italiana e il suo personale sono pronti ad accoglierle? “Ci sono professionisti che dimostrano un vero entusiasmo nei confronti delle opportunità offerte dai progressi tecnologici”, ha raccontato Del Seta. “D’altra parte, ci sono ancora strutture che, pur necessitando di un cambiamento, sono ancora restie a modificare il proprio metodo di lavoro”. Allo stesso modo, anche il paziente dovrà abituarsi a una nuova metodologia, accettando la tecnologia – così come avviene in numerosi altri ambiti della quotidianità – come uno strumento di supporto e aiuto. “Si tratta si soluzioni pensate per essere vicine anche a coloro meno inclini all’utilizzo della tecnologia”, ha concluso il manager.
Un po’ come è già avvenuto con l’avvento di Internet e dei device mobili, le stesse tecnologie che ieri sembravano vezzo di pochi potrebbero domani entrare nella quotidianità di tutti, persino nel tradizionale settore sanitario.
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