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Società 5.0: l’alleanza tra esseri umani e macchine

L’espressione “Società 5.0” è nata in Giappone, come iniziativa strategica di politica di sviluppo del Paese durante l’amministrazione di Governo del Primo Ministro Shinzo Abe. Si tratta di un’azione di risposta agli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite e ai gravi problemi che il Giappone affronta, come i disastri naturali, l’inquinamento e l’invecchiamento della popolazione. Fondamentalmente ci si è immaginati l’avvento di una società umano-centrica, in cui le tecnologie avanzate, ormai pervasive, siano il mezzo per promuovere il miglioramento della qualità della vita di tutte le persone, in un mondo sostenibile, aperto e inclusivo. Migliore è l’integrazione tra esseri umani e macchine (ecco perché si parla di collaborazione), più è semplice mantenere attiva, sicura e altamente produttiva la forza lavoro che invecchia.
L’idea di Società 5.0 esprime, in sostanza, una visione in cui lo sviluppo economico, la digitalizzazione e le soluzioni per le questioni sociali e ambientali siano allineate; è un progetto che può offrire spunti a vari Paesi che vivono dinamiche demografiche ed economiche simili al Giappone.

Essenzialmente, Tokyo sta progettando la creazione di questa società ‘super-intelligente’ del futuro, in grado di fornire soluzioni personalizzate attraverso l’adozione di nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale (AI), la robotica, i Big data e i droni, nonché attraverso politiche e riforme normative. In questa visione, per esempio, droni e navi ad azionamento automatico saranno utilizzati per innovare Logistica e Trasporti. In Sanità, invece, l’utilizzo di nuove tecnologie come robot e sensori nell’assistenza infermieristica ridurranno i costi delle cure mediche e dell’assistenza. Sul piano economico, la proposta giapponese prevede di superare la produzione di massa dei beni per orientarsi verso una produzione on demand, ovvero su misura del consumatore. Soprattutto nel Tessile, sono già in avanzata fase di sperimentazione progetti che mirano a evitare di produrre abiti di cui non c’è la certezza di vendita; per questo si preferisce la produzione personalizzata e rapida, che si attiva solo dopo l’acquisto da parte del cliente.

Dal valore economico a quello sociale

Il concetto di Società 5.0 è stato recepito, in tempi più recenti rispetto alla proposta del Giappone, dalla Commissione europea. Per Bruxelles, questo paradigma “fornisce una visione dell’industria che guarda al di là dell’efficienza e della produttività come unici obiettivi e rafforza il suo contributo alla società e pone il benessere del lavoratore al centro del processo produttivo”. Inoltre, questo nuovo modello mette la ricerca e l’innovazione al servizio della transizione verso un’industria europea sostenibile e resiliente. In altre parole, si è assistito allo spostamento dell’attenzione dal solo valore economico a quello sociale e relativo alla sfera del benessere (degli individui e del Pianeta), identificando dunque nella radicale trasformazione del modello industriale europeo la chiave per preservare e alimentare la competitività a livello internazionale, fornendo alle aziende una visione di che cosa potrebbe significare il progresso nei prossimi anni.

Tutto questo si lega al concetto della cosiddetta Triple bottom line (profit, people e Planet) per cui l’attenzione si sposta dalla esclusiva creazione di valore economico, a quello per gli stakeholder e le comunità, concependo il valore generato come non fine a se stesso, ma come strumento per guidare la transizione verso un’economia circolare, sostenibile e che guarda al benessere sociale.
In questo senso sulla strada che porta alla Società 5.0, l’innovazione digitale lascia il passo all’innovazione sociale, intesa come utilizzo della tecnologia e sviluppo di modelli imprenditoriali che abbiano come primo obiettivo l’impatto positivo sulle vite delle persone e delle società.

Il digitale rimane fondamentale, ma solo se in funzione di sostenibilità economica, ambientale e sociale. L’efficacia della tecnologia e di nuovi modelli di business, di conseguenza, si misura dai cambiamenti positivi per gli individui e dalla creazione di valore condiviso.

La Quarta Rivoluzione industriale rappresenta, ancora oggi, l’obiettivo cui molte aziende mirano e in base al quale orientare le strategie per migliorare efficienza e produttività-competitività grazie all’utilizzo sempre più spinto dell’automazione, della robotizzazione, dell’analisi dei Big data e dell’AI. Tuttavia l’evoluzione dal modello di Industria 4.0 a quello di Società 5.0 è inevitabile, perché è reso ancora più necessario dalle grandi sfide che i Governi di tutto il mondo si sono posti soprattutto dopo la pandemia da Covid 19: è ora necessario ridisegnare gli equilibri sociali, economici, tecnologici e ambientali in un’ottica di sostenibilità, diventano un elemento oramai imprescindibile.

L’industria è tra gli ambiti che più di altri si sta avvicinando al paradigma della Società 5.0, che, però, può trovare applicazione anche in tutti gli altri campi, come quello, per esempio, della Medicina, della Ricerca e di tutte le attività che contribuiscono al benessere sociale: si pensi, in campo medico, all’utilizzo di robot che consentono agli specialisti di svolgere le operazioni sui pazienti consultando, in tempo reale, la cartella clinica tramite strumenti di realtà aumentata (occhiali smart) e ricevendo eventuale aiuto da remoto dai colleghi. Non è immaginabile che l’essere umano sia ‘tecnologizzato’, ma si può fare in modo che la tecnologia sia ‘umanizzata’, mettendola al servizio delle persone.

 

L’articolo integrale è pubblicato sul numero di Maggio 2023 di Persone&Conoscenze.
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