Spettacolarizzare l’artigianato per attrarre le nuove risorse
Azienda di famiglia alla seconda generazione, Berto Salotti è nata nel 1974 a Meda, in provincia di Monza e Brianza, si è trasformata, è cresciuta e ha nel tempo stravolto il suo assetto. Come ha raccontato il CEO Filippo Berto durante l’evento Cacciatori di storie – Nuovi scenari per l’head hunting: l’intelligenza umana e l’algoritmo alla ricerca del profilo giusto promosso dalla casa editrice ESTE e dalla sua rivista Persone&Conoscenze – il magazine dedicato alla Direzione del Personale – e di cui Parole di Management è stato Media Partner, le risorse umane hanno per l’organizzazione centralità importante.
Da piccolo laboratorio, Berto Salotti è arrivata al bivio del 2000 con sfide importanti e un’attrezzatura inadatta. Cinque persone non bastavano e lasciavano l’azienda fuori dalla competizione delle imprese manifatturiere italiane che puntavano all’affermazione della marca sui negozi e sull’esportazione. “Abbiamo quindi evidenziato i nostri valori, più grandi della dimensione della nostra azienda. I pochi collaboratori erano molto legati a noi e molto capaci, il territorio aveva potenzialità e siamo partiti da lì”.
Solitamente una piccola imprese deve fare i conti con una limitata attrattività nei confronti dei candidati e quindi il tema del personale è stato una sfida. “Crescendo abbiamo visto che era necessario organizzarci, partendo dalla base e dai valori, definendo una cultura organizzativa del laboratorio che doveva andare nel mondo (attraverso punti vendita e Internet). Abbiamo chiamato questo sistema di valori ‘lo spirito del ‘74’, con 74 valori per sentirsi parte del nostro mondo partendo dalle solide fondamenta gettate dalla prima generazione. Abbiamo anche una Academy, un’università della formazione per l’inserimento e la crescita dei collaboratori”. I collaboratori sono arrivati dal distretto di Meda, ma non solo. “Riceviamo tanti curriculum e cerchiamo di organizzarli. Ora abbiamo 60 dipendenti”.
A fare la differenza per attrarre le risorse è stata anche la scelta di puntare sulla spettacolarizzazione del lavoro artigiano, mostrando il nuovo rinascimento italiano basato proprio sull’artigianalità e aprendo le porte del laboratorio, mettendo sotto i riflettori l’identità del marchio e le persone che ne fanno parte. “Ha funzionato: ora siamo interessanti per gli altri”.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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