Spirito di squadra e investimenti, il coraggio di rilanciare un’azienda
Crik Crok è un’azienda che produce chips dal 1949. In questi 70 anni di attività molte cose sono cambiate: alla vecchia proprietà a carattere familiare, negli ultimi anni ne è seguita una nuova; alle patatine classiche si sono aggiunte nel tempo anche altre aromatizzazioni e ulteriori snack salati.
Ma il cuore della Crik Crok è rimasto lo stesso: il suo stabilimento produttivo a Pomezia, in provincia di Roma; l’attenzione verso la qualità della materia prima e il valore attribuito alle persone, che si tratti dei dipendenti dell’azienda o dei consumatori finali. Lo spirito è quello dello slogan utilizzato nello spot che accompagna il recente rilancio dell’azienda: con le patatine Crik Crok “la felicità è a portata di mano”.
Una storia lunga 70 anni
La storia della Crik Crok è quella di un’azienda, come ne esistono molte nel nostro Paese, che per buona parte della sua vita ha avuto una conduzione familiare. Negli ultimi anni si sono manifestati alcuni segnali di sofferenza, culminati in una prima richiesta di concordato preventivo, presentata al Tribunale di Velletri e respinta nel 2015. Nel 2017 ha preso avvio la seconda procedura di concordato e, proprio allora, alla Ica Foods International è arrivata Francesca Ossani.
Il nuovo presidente inizia il suo percorso nel settore del food dopo una vita passata tra la gestione degli alberghi di famiglia e una parentesi nel Fashion. Questo è l’inizio della nuova proprietà, o quasi: Francesca Ossani manda avanti la produzione e presenta richiesta irrevocabile per l’acquisto dell’azienda di chips e snack salati. I tempi della giustizia sono lunghi. Il procedimento si conclude solo nel maggio 2019.
E con l’esito sperato. Ma Ossani aveva iniziato a crederci molto prima, nonostante non avesse alcuna garanzia in proposito. “A ottobre del 2017, dopo soli quattro mesi in azienda, mi rendo conto che ho davanti due possibilità”, ricorda Ossani. “O lasciar perdere, mettendo a rischio il posto di lavoro di tutti i dipendenti, o investire le mie risorse personali per risanare la situazione, rischiando a quel punto in prima persona. Non avevo certezze che al termine della procedura giudiziaria l’azienda sarebbe poi diventata effettivamente mia. Nel frattempo, potevano arrivare proposte di acquisto più alte. Ma ho deciso di cuore e di pancia di fare quel salto nel buio”.
In questo modo l’azienda è riuscita a mantenere una continuità produttiva tra le due diverse gestioni, mentre la procedura di concordato era ancora pendente. Se qualcuno dei creditori si fosse opposto e il concordato non fosse andato a buon fine, l’azienda sarebbe fallita, avrebbe chiuso, e l’immissione di liquidità fatta da Ossani sarebbe andata sprecata.
“Alla fine è andata bene, ma sarebbe potuta andare malissimo. Credo che ad avermi premiato sia stato l’impegno che ho messo sin da subito nel cercare di creare un rapporto solido con i dipendenti e con i fornitori. Ho voluto trasmettere a tutti fin dall’inizio che siamo una squadra. Che si vince insieme. E che si lotta per un obiettivo: il rilancio di un’azienda italiana con una storia alle spalle lunga 70 anni”.
I numeri e il rilancio dell’azienda
Un fatturato di circa 41 milioni di euro, uno stabilimento produttivo con 154 dipendenti, 50 depositi in tutta Italia e 500 agenti tra il nostro Paese e l’estero che si occupano della distribuzione dei prodotti, andando a rifornire 50mila punti vendita. Sono questi i numeri principali che rappresentano oggi il business della Crik Crok. L’azienda si concentra principalmente sul mercato nazionale, ma i suoi prodotti sono presenti anche in Spagna, Portogallo, Francia, Croazia, Malta, Brasile, Algeria, Emirati Arabi.
Le possibilità di esportazione sono molte, ma per adesso si riparte dall’Italia. “Abbiamo deciso di ripartire dai processi qualitativi e distributivi”, spiega il Presidente di Ica Foods International. “Finalmente stiamo completando un progetto che ci permetterà di concentrarci al meglio sulla produzione: stiamo concludendo l’esternalizzazione di tutte quelle fasi del processo di lavoro che riguardano il magazzino e la logistica.
Questo ci permette di migliorare sotto tutti i punti di vista: riportare gli standard qualitativi a quelli di un tempo, e lasciare che a occuparsi dei depositi, del trasporto e delle consegne sia chi fa solo quello di mestiere”. Il nuovo inizio della Crik Crok passa dalla sostanza, ma senza tralasciare la forma. Questo significa puntare molto su un nuovo packaging, che già solo alla vista renda l’idea del grande cambiamento che il marchio sta affrontando.
“Dietro all’immagine, però, restiamo fedeli alla nostra idea di qualità, sia per quanto riguarda il prodotto che offriamo, sia per ciò che concerne gli standard logistici richiesti a certi livelli”, precisa Ossani. Si tratta di far fare all’azienda un passo in avanti, anzi una serie di passi in avanti rispetto al punto a cui si era fermata con la precedente proprietà.
Il processo produttivo
“Produciamo tre tipologie di prodotti: le patatine; quelli che chiamiamo gli estrusi, cioè pop corn e puff, che non sono fritti, bensì cotti al forno, e i cosiddetti ricostituiti, che vengono confezionati nel classico tubo e che sono a base di farine, acqua e sale”, spiega Ossani.
Il processo produttivo delle patatine parte dalla materia prima. I camion scaricano le patate presso lo stabilimento, queste vengono selezionate così da scartare quelle non idonee, vengono riversate in un apposito macchinario che le lava, poi un altro le sbuccia, un altro ancora le taglia e a quel punto passano nella friggitrice. “Dalla friggitrice escono in una sorta di cascata”, come la descrive la Presidente di Ica Foods, “la meravigliosa cascata delle patatine”.
Da lì passano sotto un selezionatore ottico, che elimina tutte le patatine rovinate, quelle spezzate, o quelle troppo scure. Vengono pesate su apposite bilance, così da poter essere separate, per essere infine imbustate. A questo punto vengono inscatolate, e sono pronte per la fase di immagazzinamento e distribuzione. Fasi, queste ultime, di cui la nuova gestione sta appunto completando l’esternalizzazione.
“Gradualmente abbiamo creato dal nulla il sistema informativo della Crik Crok” racconta Ossani. “Entro la fine dell’anno riusciremo a completare i collegamenti informatici con i depositi. Siamo riusciti a snellire molto le pratiche amministrative in questi ultimi anni. C’è ancora molto da fare per rendere la filiera produttiva più efficiente. Tenendo presente che molte operazioni, come i controlli qualità e gli assaggi, devono necessariamente essere fatti dal personale. Sono le rendicontazioni quelle su cui possiamo e dobbiamo lavorare. Intanto ci siamo concentrati sulla qualità e sul servizio per rimetterci in piedi”.
L’innovazione e il futuro
La qualità passa prima di tutto dalla materia prima. E poi, nella nuova Crik Crok, anche da una nuova immagine e da nuovi gusti. Le ultime novità offerte sul mercato sono le patatine al lime e pepe rosa e quelle al miele e zenzero. Le chips ondulate sono uscite, invece, nella variante che vede l’aggiunta del sale rosa dell’Himalaya e del pepe nero.
“Nel frattempo continuiamo con i nostri innovation meeting” precisa la Presidente di Ica Foods “alla continua ricerca di nuove aromatizzazioni che possano incontrare le evoluzioni nei gusti dei consumatori”. Alla Crik Crok si utilizzano prevalentemente e preferibilmente patate nostrane, salvo nei periodi in cui la coltivazione nel nostro Paese non dà frutti.
La patatina in busta è un prodotto che presenta una spiccata stagionalità nella vendita: le chips si vendono prevalentemente in estate, quando la gente trascorre più tempo fuori casa. Anche la materia prima ha, però, una sua stagionalità, che varia da qualità a qualità e, come per tutti i prodotti derivati dalle patate, anche le chips necessitano di un determinato tipo di patata. Tra i vari prodotti introdotti di recente dall’azienda, ci sono anche le patatine ‘hand-made’, interamente prodotte con olio extra-vergine di oliva.
Quanto al futuro, Ossani vorrebbe “riuscire a riportare il brand Crik Crok nella mente degli italiani. Mi piacerebbe che il marchio venisse automaticamente associato al prodotto”. Nonostante le difficoltà affrontate negli ultimi anni, l’azienda “ha mantenuto un buon fatturato, so che c’è molto da fare, ma sono sicura che ci siano grandi potenzialità. Dobbiamo investire sulla visibilità e su un maggiore controllo dei processi produttivi”.
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