Srm-Cesdim, primo Rapporto sulle attività manifatturiere del Sud Italia
l 22 luglio 2022, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, è presentato il primo Rapporto sulle attività manifatturiere nell’Italia meridionale: si tratta di un ampio studio curato dalla Srm, società di ricerca sul Mezzogiorno del Gruppo Intesa Sanpaolo e da Cesdim, Centro studi e documentazione sull’industria nel Mezzogiorno presso l’Ateneo barese. La sezione del Rapporto che ho curato è una ricognizione in profondità, nelle otto regioni del Sud, delle aziende di tutte le branche manifatturiere; l’analisi è stata poi allargata anche alle imprese che, non essendo classificabili come manifatturiere in senso stretto, possono assimilarsi a essere per la tipologia delle lavorazioni che vi si svolgono (in particolare sono le OP-Organizzazioni di produttori agricoli che dispongono di grandi stabilimenti di trattamento di ortofrutta con impiego di macchinari e linee operative molto avanzate, e alle aziende spesso di medie e grandi dimensioni operanti nel ciclo integrato dei rifiuti).
Sono state censite così piccole, medie e grandi realtà presenti nelle varie province e città metropolitane dell’Italia meridionale, riportandone i fatturati o i valori delle produzioni (quando questi ultimi sono risultati noti) nel 2020. Si è cercato in tal modo di superare l’impostazione di alcune banche dati come, per esempio, l’Archivio statistico delle aziende attive dell’Istat (Asia) che le riporta, ma solo per classi di fatturato – ovvero da 1 a 9 milioni, da 10 a 49 e così via – e per numero degli addetti, anch’essi ripartiti per soglie numeriche: queste classificazioni impediscono di conoscere il fatturato specifico o la quantità reale degli occupati delle singole aziende che, invece, è possibile attingere da varie centrali di bilanci (per esempio Cerved, Report Aziende, Tutto dati, Unioncamere) oppure sono riportati in volumi pubblicati con cadenza annuale (si veda quello di Mediobanca dal titolo Le principali società italiane).
Aziende dinamiche, articolate e tecnologicamente avanzate
Ne è emerso un panorama per molti aspetti inedito e poco conosciuto di tanti cluster aziendali diffusi, sia pure con diversa densità insediativa, in tutte le regioni più industrializzate come Campania, Puglia, Sicilia e Abruzzo, ma anche in quelle ritenute meno sviluppate come Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna.
Certo, l’Industria nell’Italia meridionale non ha le dimensioni di quella del Nord e tuttavia è saldamente integrata all’apparato di produzione manifatturiera nazionale, grazie alla presenza di centinaia di stabilimenti facenti capo a big player italiani ed esteri, cui si affiancano nuclei oltremodo diffusi di Piccole e medie imprese di imprenditori locali fra le quali sono cresciute e si sono rafforzate nel corso degli anni alcune società che hanno poi superato il miliardo di fatturato.
Insomma, dalla vastissima ricognizione compiuta nello studio emerge il profilo di un assetto industriale localizzato nel Sud settorialmente molto articolato, dinamico, tecnologicamente avanzato – grazie soprattutto ai sistemi di incentivazione nazionali e regionali e ai loro progressivi affinamenti – in larga misura export-oriented e pertanto ben lontano dal potersi ritenere alle soglie della desertificazione che, invece, è paventata spesso come imminente dall’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno (Svimez).
Il lungo processo di industrializzazione del Mezzogiorno
I maggiori stabilimenti nei comparti capital intensive di siderurgia, petrolchimica, chimica di base, automotive, aerospazio, cantieristica navale, meccanica pesante e ICT – che da anni alimentano robuste Supply chain, vicine alle fabbriche maggiori, o addensate invece in filiere molto lunghe e distanti territorialmente dai siti di committenza – si sono insediati fra la fine degli Anni 50 e il primo quinquennio degli Anni 2000, lungo un decorso storico che ha conosciuto fasi di accelerazione insediativa – come per esempio quella fra il 1959 e il 1975 – e periodi anche prolungati di rallentamento degli investimenti.
Ma valutando con ottiche di lungo periodo il processo di industrializzazione del Mezzogiorno dall’inizio degli Anni 50 ai giorni nostri è indubbio che le varie fasi che lo hanno scandito hanno contribuito a inserirlo nelle dinamiche dell’apparato manifatturiero nazionale, a sua volta integrato in quello industriale dell’Unione europea.
La ricerca dunque si propone all’attenzione dei lettori come un contributo analitico profondamente innovativo nel metodo e nei contenuti e delinea un quadro dell’industria nel Meridione molto ampio e dettagliato, utile – crediamo – per studi ulteriori e più approfonditi.
Articolo a cura di
Federico Pirro
manifattura, Sud Italia, capital intensive, Università degli studi di Bari Aldo Moro, Srm-Cesdim