scenari futuri

Strategie per prevedere gli scenari futuri

Chiunque dica che le difficoltà della situazione contemporanea sono dovute al fatto che il mondo sta cambiando dice un’assurdità. Il mondo è sempre cambiato; sfido chiunque a trovare una fase storica in cui non ci siano stati cambiamenti. Ovviamente ci sono state fasi più tranquille e altre più turbolente, ma i cambiamenti sono la norma. Se qualcosa effettivamente distingue il periodo storico che stiamo vivendo, non può limitarsi al fatto che ci sono mutamenti.

Per provare a capire cosa sta realmente succedendo, può essere utile notare che molte grandi istituzioni internazionali hanno deciso di usare nuovi strumenti per impostare le loro strategie. Si tratta di strumenti che vengono chiamati con diversi nomi – strategic foresight, futures literacy ‒ e in altri modi ancora. Il punto fondamentale è che appartengono tutti all’ambito degli studi di futuro. E questa è la prima sorpresa; si tratta di un ambito di cui in realtà nel nostro Paese si sa poco. Basti pensare che da noi esiste un unico luogo di formazione accademica sugli studi di futuro: il master in Previsione Sociale dell’Università di Trento.

Capire l’evoluzione delle situazioni

Poco fa ho affermato che le grandi istituzioni internazionali stanno usando gli strumenti degli studi di futuro. Per supportare quanto detto, qualche esempio può essere opportuno: per la prima volta nella sua storia, la Commissione europea diretta da Ursula von der Leyen ha istituito una Vicepresidenza allo strategic foresight, affidata al politico slovacco Maroš Šefčovič.

Nel Recommendation of the council on policy coherence for sustainable development, un documento di raccomandazioni ai governi pubblicato il 12 dicembre 2019, l’Ocse afferma: “Utilizzare strumenti esistenti come la previsione strategica, lo sviluppo di scenari e gli approcci di pensiero sistemico nella formulazione e nell’implementazione delle politiche”. Inoltre, il 9 settembre 2020 la Commissione ha pubblicato il primo report del nuovo Commissario, intitolato Relazione 2020 in materia di previsione – Previsione strategica: tracciare la rotta verso un’Europa più resiliente. Nel dicembre del 2020 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha organizzato un summit internazionale dedicato alla futures literacy che ha coinvolto oltre 8mila persone.

Quasi tutti i Governi europei hanno un’unità di previsione strategica: l’ultima arrivata è la Grecia, che l’ha istituita a febbraio, mentre l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non averne una.

Gli esempi riportati sono solo una selezione di quanto sta succedendo. Molte altre istituzioni (come l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il Fondo monetario internazionale) si stanno muovendo nella stessa direzione. In sintesi, le grandi istituzioni internazionali stanno usando strumenti di cui in Italia si sa poco.

Prima di continuare, è fondamentale capire che l’ambito dello strategic foresight è radicalmente diverso dall’ambito dello strategic forecasting. In italiano, sfortunatamente, si traducono nello stesso modo, anche se hanno due significati molto diversi. In breve, lo strategic forecasting si basa sulla raccolta di dati sul passato e procede con le loro estrapolazioni, come quando i governi prevedono il Pil dell’anno successivo e forniscono un certo numero. Lo strategic foresight è tutt’altro, perché il suo compito è cercare di capire i diversi modi in cui le situazioni si possono evolvere, i futuri possibili che potrebbero verificarsi. Queste due attività richiedono diverse attitudini, usano tecniche diverse e portano a decisioni diverse ed è fondamentale evitare di confonderle.

Anticipare i cambiamenti

Ma perché molte grandi istituzioni internazionali stanno adottando le tecniche dello strategic foresight? Abbiamo già visto che non sarebbe corretto sostenere che questo dipende dai cambiamenti che ci circondano. Casomai si tratta di aggiungere, dal momento in cui la ragione fondamentale per usare nuovi strumenti risiede nella costante accelerazione dei cambiamenti. In tempi di trasformazioni sempre più rapide, complesse, veloci, caratterizzate da crescenti incertezze, un governo responsabile deve essere pronto ad affrontare sorprese ed eventi inaspettati. Per poterlo fare deve sviluppare capacità anticipanti, istituzionalizzando processi di previsione strategica, inserendoli in quelli decisionali. Sviluppare politiche ‘a prova di futuro’ richiede di capire anticipatamente i cambiamenti.

In realtà, dovrebbe essere palese che tutto questo non riguarda solo i governi, ma vale anche per le aziende, i consorzi e le associazioni di categoria: anche loro si trovano ad affrontare sorprese e cambiamenti inaspettati e anche per loro si pone il problema di adottare strumentazioni più avanzate.

Sapere che le grandi istituzioni hanno già ‘sdoganato’ gli studi di futuro dovrebbe aiutare anche il mondo produttivo e associativo ad affrontare con coraggio la sfida di sviluppare un’ottica anticipante adottando strumenti adeguati alle sfide in maturazione.

futuro, previsione, capacità anticipanti


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Roberto Poli

Roberto Poli è Direttore del Master in Previsione sociale, Cattedra Unesco sui Sistemi Anticipanti


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