Supply chain come spina dorsale dell’impresa
Cambi repentini della domanda, inefficienze e fermi di produzione, iper-personalizzazione delle richieste dei clienti, carenza di manodopera. Appesantite da antiche vulnerabilità e stressate dalle difficoltà del momento, le Supply chain sono state le vere protagoniste degli ultimi mesi. La pandemia ha fatto emergere criticità nelle strategie di produzione e nelle catene di fornitura delle aziende di quasi tutto il mondo, mettendo in evidenza la necessità di strutture più agili, predittive e in grado di rispondere a potenziali imprevisti.
Come? Grazie alla tecnologia. Per reagire alla crisi pandemica, servono infatti Supply chain innovative, capaci di conciliare le nuove esigenze di consumo con profittabilità e sostenibilità. “Quel che serve oggi non è più soltanto un sistema di forecasting e di gestione dei trasporti, ma una linea continua, end to end, che leghi tutti questi aspetti in un’unica piattaforma. Una Supply chain appoggiata orizzontalmente su tutta l’azienda”, spiega Stefano Maio, Senior Sales Director, South Europe di Blue Yonder, fornitore di soluzioni innovative basate su Artificial Intelligence e Machine Learning per la gestione dei processi di Supply chain e Retail.
La società, nata dal re-branding di JDA Software a febbraio 2020, si è allineata anche nel nome all’accelerazione verso la trasformazione cloud, già avviata grazie alla partnership iniziata due anni fa con Microsoft e Blue Yonder, sposando l’idea di una ‘autonomous Supply chain’. Una piattaforma specializzata, cioè, che aggiunga alla velocità di risposta le capacità e l’agilità propria del cloud computing.
AI e Machine Learning per catene più resilienti
Cosa distingue una Supply chain ‘autonoma’ dalla sommatoria di più applicazioni? Nel primo caso l’algoritmo si avvale di informazioni prese anche dall’esterno e riesce a prevenire eventuali discontinuità. “Molte tecnologie autonome sono migliori del nostro miglior sforzo di eguagliarle e questa idea nella Supply chain è una rivoluzione”, dice Maio. “La cosa interessante dell’adozione di catene resilienti, rese tali dall’uso di AI e ML, è che di fronte a eventi eccezionali la autonomous Supply chain reagisce diversamente da come reagirebbero i singoli perché si basa su moltissimi dati di varia natura e forma e su algoritmi allenati, pronti a interpretare anche la specificità di futuri scenari pandemici”.
La crescita dell’ecommerce, che in Italia ha fatto registrare un +26%, ha fatto sì che le aziende dovessero dotarsi di strumentazioni diverse. Per Blue Yonder l’acquisizione di Yantriks ha coinciso con il completamento dell’offerta, garantendo ai retailer un’ottimizzazione della gestione degli stock e una più facile gestione della distribuzione di beni dai magazzini e dai negozi ai clienti in modo integrato. Oggi il mercato dell’ultimo miglio, interessato alla fornitura di magazzini e punti vendita, necessita infatti di previsioni sempre più serrate. “Tutta quella capacità di previsione, abilitata da AI e ML, che mettiamo nel mondo della domanda, è richiesta anche per la gestione dei magazzini e della forza lavoro al loro interno”, continua Maio.
Non basta, insomma, una buona programmazione: occorre anche conoscere la capacità di spazio e di lavoro del magazzino e la capacità di ricezione dei punti vendita. Ecco perché, dopo aver adottato una soluzione di demand edge, oggi serve andare oltre e adottare una piattaforma completa che possa integrarsi con l’ERP dell’azienda. “È questo il valore di una piattaforma end to end. Quello che stiamo osservando su tutta la Supply chain, intesa come la spina dorsale adagiata sulle aziende, è che queste ultime hanno realizzato l’importanza di avere una visione d’insieme, seppure aperta e tecnologicamente dotata di tutto quanto serve. Non solo Intelligenza Artificiale e Machine Learning, ma anche e soprattutto esperienza nell’interpretazione dei dati”.
Soluzioni cloud per ridurre il time-to-value
Grazie alle soluzioni cloud-based, nel solo mese di settembre 2020, Blue Yonder ha distribuito 360,5 milioni di articoli, elaborato previsioni per 562 milioni di articoli, gestito 4,3 milioni di spedizioni, aiutato 2,5 milioni di dipendenti a pianificare i turni, gestito 7,77 milioni di linee di ordini, creato 3,75 milioni di planogrammi. Quando è esplosa la crisi sanitaria, Blue Yonder ha subito attivato un centro di emergenza per dare risposte ai clienti, basato sui dati raccolti dalla Luminate control tower, che forniva in tempo reale informazioni sulla diffusione del virus e sul suo impatto sulle catene di fornitura a tutti i livelli: dall’approvvigionamento alla logistica, dalla gestione degli stock alla produzione e alla distribuzione.
Fondamentali sono state anche le funzionalità di pricing assistance, applicate soprattutto nei mesi successivi alla prima ondata, per l’ottimizzazione del ciclo di vita dei prezzi: un’assistenza fornita ai clienti per la gestione di merci, rimanenze, sconti e store, utile alle catene che si sono trovate a dover smaltire intere collezioni una volta uscite dal lockdown, alla luce dei nuovi scenari in termini di domanda e disponibilità di stock.
Un altro tassello importante per Blue Yonder è oggi rappresentato dal time-to-value: il team dedicato al customer success si è impegnato per far sì che il risultato per il cliente arrivi sempre prima e ha fatto registrare nell’ultimo trimestre il 21% in più di go-live dei progetti. L’obiettivo ora è garantire ai clienti un time-to-value tra i 120 e i 150 giorni dal go-live.
“Le aziende virtuose sono quelle che oggi si stanno preparando per avere domani un’organizzazione strutturata in maniera differente, con tecnologie che consentono una maggiore capacità di previsione e quindi una efficace capacità di reazione”, conclude il Senior Sales Director, South Europe di Blue Yonder. “Sono quelle che stanno dialogando con due attori: i fornitori di tecnologie come noi, per migliorare la catena di fornitura e arrivare nel modo gusto al cliente, e i produttori, da cui pretendono la stessa capacità di reagire con prontezza”.
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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