Tecnologie e inclusione per fare ripartire il Paese
Sfide tecnologiche, di sicurezza, di approvvigionamento e di Supply chain. Come affrontarle, cogliendo le opportunità tecnologiche e finanziarie come quelle che il Governo mette a disposizione? Il Piano industria 4.0 per innovare la produzione tramite digitale e automazione, i crediti d’imposta e i maxi-ammortamenti sono infatti solo alcuni degli sgravi pensati per aiutare le aziende a mantenere la competitività e l’efficienza attraverso le nuove tecnologie. Queste le domande a cui in questo momento le aziende devono rispondere per far sì che la ripresa abbia effettivamente successo e coinvolga tutti i settori.
Il Fondo monetario internazionale ha già fatto qualche proiezione: l’Italia — pur risultando il primo beneficiario dei fondi del Recovery fund — è destinata a crescere nei prossimi anni, ma sempre in maniera rallentata rispetto alla media europea, anche a causa della posizione svantaggiata del Paese in termini di digitalizzazione. Tuttavia, con un obiettivo di crescita ben chiaro è possibile attrezzarsi per puntare alla competitività reale e alla ripartenza concreta. L’ha confermato anche Anna Ascani, Sottosegretaria di Stato al Ministero dello Sviluppo Economico, in occasione del recente IBM Think Summit Italy, secondo la quale registriamo in questo momento alcuni ritardi, come appunto quello nella digitalizzazione.
“Partiamo dunque da una posizione di svantaggio, ma anche per questo abbiamo deciso di investire così tanto sulla digitalizzazione: il 27% dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato stanziato con l’obiettivo di rendere il Paese adeguatamente infrastrutturato, per consentire ai cittadini di avvalersi di una connessione stabile e sicura, beneficiando delle tecnologie”.
La Sottosegretaria ha chiarito come il Governo voglia inoltre lavorare sulle competenze, offrendo agli imprenditori la possibilità di efficientare la propria forza lavoro, facendo leva sulla formazione. L’aiuto diretto in termini di miglioramento produttivo restano invece i fondi per la transizione 4.0, ma il Ministero sta lavorando su una strategia italiana per implementare l’Intelligenza Artificiale (AI), ha dichiarato Ascani, con tecnologie specifiche per portare il Paese alla digitalizzazione in maniera concreta ed efficace.
Il programma ha basi solide e i dati lo confermano. Già ora la digitalizzazione rende le aziende più produttive e, secondo lo studio di consulenza The European House – Ambrosetti, nei prossimi cinque anni, incrementando, può rivelarsi un concreto sostegno alla crescita occupazionale ad alto valore aggiunto, creando lavori specializzati e imprescindibili. Dal Data Analyst al Logistic Analyst, dal Machine Learning Engineer al Business System Analyst: figure in grado di aiutare le imprese nella crescita a partire dall’utilizzo ottimale dei dati. Digitalizzazione e produttività sono insomma direttamente collegate ed è su questa correlazione che bisogna puntare nei prossimi anni per una crescita organica, strutturale, sostenibile e duratura del Paese, che rilanci anche il capitale umano.
L’ha detto anche Luca Altieri, Chief Marketing Officer di IBM Italia, azienda di consulenza informatica: “L’innovazione deve partire prima di tutto dal capitale umano. Accanto a esso serve sfruttare al meglio la tecnologia, da quella esponenziale alla cyber security fino al quantum computing. Infine, c’è da mettere a valore le opportunità e le sfide, facendo rete tra aziende, istituzioni, mondo della ricerca e mondo accademico”.
In tutto questo le aziende devono tenere conto della responsabilità sociale e ambientale: solo così è possibile puntare al successo, è il parere di Altieri. Per ripartire al meglio, infatti, le aziende devono tenere conto in questo momento di una crisi inattesa, quella indotta dalla pandemia di Covid-19, ma anche di una risposta incredibile grazie alle ingenti risorse che a livello europeo verranno distribuite nei prossimi sette anni, con l’obiettivo di un riordinamento economico che guarda moltissimo alla transizione verde e a quella digitale e che non è solo finanziario, ma organico e strategico.
Cloud e Blockchain anche per i settori meno digitalizzati
Progettualità e concretezza sono i due pilastri su cui fondare l’approccio pragmatico per ripartire. Ma quali sono le nuove tecnologie realmente utili nel prossimo futuro? Il cloud ibrido multipiattaforma, prima di tutto, che risponde all’eterogeneità di piattaforme on premises, public cloud, private cloud ed edge computing. E poi la manutenzione predittiva, l’AI, l’Internet of Things (IoT, per collegare virtualmente oggetti e strumenti), la cyber sicurezza e l’interoperabilità dei settori della Pubblica amministrazione.
Anche per quanto riguarda l’ambiente, tecnologia e digitale saranno essenziali. In questo senso, il rating Environmental, Social and Governance (Esg) che oggi è sempre più richiesto alle aziende, da parte di stakeholder e shareholder per capire il livello di reale ecosostenibilità delle imprese non è ‘politicamente corretto’, come alcuni vorrebbero far credere. L’ambientalismo di facciata, infatti, è ormai riconosciuto ed espulso dal mercato: i consumatori sanno riconoscere il greenwashing, ovvero quando le aziende professano una sostenibilità che di fatto non perseguono. Il digitale può dunque aiutare anche in questa transizione, insieme alle nuove tecnologie e all’automazione.
E può farlo in tutti gli ambiti, non solo in quello industriale, per esempio, in Agricoltura, settore solitamente tra i meno digitalizzati. Si pensi al Precision farming, utile per fertilizzare in maniera mirata e senza sprechi (una pratica possibile grazie alle tecnologie), o al monitoraggio delle risorse, che oggi, grazie ad AI e monitoraggi più precisi, può contare su una efficienza impossibile fino a pochi anni fa. Nonché all’IoT applicato alle coltivazioni che permette l’inteconnessione degli strumenti e la rilevazione costante delle materie prime. La Blockchain, inoltre, può rappresentare una certificazione dei passaggi, permettendo la connessione degli anelli della filiera e dei passaggi critici verso il consumatore finale, che è sempre più informato (dalla Moda all’Alimentare).
Adottare politiche di compliance per favorire l’inclusione
In tutto questo non si può dimenticare la ripartenza sociale, con il Paese che deve farsi decisamente più inclusivo (la parte ‘Social’ del rating Esg), con riforme pragmatiche e concrete che non siano “ad arcipelago”, come ha fatto notare Paola Mascaro, Presidente di Valore D, associazione di imprese che promuove la diversità, illustrando come accanto alle università e agli atenei illuminati, alle città capoluogo e alle grande imprese, ci sia una altissimo numero di imprese, Paesi e realtà più piccoli e diffusi che non hanno ancora adottato princìpi del tutto inclusivi. Il motivo? L’assenza di norme. Perché ora il tema è delegato esclusivamente alle decisioni dei singoli.
“Le politiche di compliance sui fornitori, per esempio, potrebbero forzare i giochi in un momento decisivo come questo. Basterebbe precludere la collaborazione alle aziende che non applicano politiche inclusive”, ha suggerito Mascaro. Se i grandi gruppi lo fanno, in altre parole, il circolo virtuoso si attiva. “Pensiamo alla cintura di sicurezza o al casco in motorino. Da parte della popolazione c’era resistenza e, inizialmente, sono state date moltissime multe A volte, forzare determinati comportamenti può avere risvolti positivi”.
Digitale, sociale e ambientale. Tre temi ormai imprescindibili: tre mentalità che ogni azienda deve necessariamente adottare per essere completa, pragmaticamente pronta e competitiva, componendo un tessuto che andrà a beneficio del Paese intero.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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