Tu chiamale se vuoi… emozioni
Felicità, sorpresa, paura, rabbia, tristezza. Le emozioni caratterizzano la vita delle persone. Questi sentimenti pervadono quotidianamente le menti di tutti: a casa, in ufficio, in auto; da soli o in compagnia. Non è possibile scegliere di non provare emozioni. Alcune persone tentano di nasconderle (anche se spesso il corpo tende a ‘tradire’ questa volontà), altre di mascherarle con una differente strategia, magari più adatta al contesto in cui si trovano (anche in questo caso con scarsi risultati).
Infatti, per quanto ci si sforzi di mostrarsi impassibili, le emozioni trovano sempre il modo di affiorare: il battito cardiaco accelera o decelera, il viso impallidisce o arrossisce, i muscoli si tendono o si rilassano; la voce cambia di tono. Guardando l’etimologia, infatti, il termine “emozione” deriva dal latino “emovere” –composto da “ex” (“fuori”) e “movere” (“muovere”) – e significa letteralmente “portare fuori”, “smuovere”, “scuotere”, “agitare”. L’enciclopedia Treccani lo definisce così: “Processo interiore suscitato da un evento-stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti ‘espressivi’ (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)”.
Le emozioni, quindi, sono fondamentali e altrettanto importante è saperle riconoscere e accettare. Inutile, se non controproducente, è, invece, ignorarle: non lasciarle emergere può portare a problemi di salute e, sul lavoro, rischiano di inficiare le relazioni. Soprattutto nel periodo pandemico è emerso quanto sia grande il bisogno dei lavoratori di nutrire i propri rapporti interpersonali: una ricerca di Gallup, società di analisi e consulenza, ha rilevato come ciò che rende felici le persone sul lavoro sia proprio “stringere relazioni positive”. Non è questione di uno stipendio elevato e neppure dell’orario flessibile: le persone cercano umanità.
E il fenomeno delle Grandi dimissioni, che ha visto milioni di individui – soprattutto giovani – lasciare il posto di lavoro in cerca di un’azienda più allineata ai propri princìpi, ne è un esempio (i dati riportano un +33% di abbandoni volontari del posto di lavoro nel 2021, rispetto all’anno precedente). Da qui i consigli e gli ‘appelli’ degli intervistati di Persone&Conoscenze, rivolti a manager e imprenditori: meno email e più relazioni; le persone hanno necessità di sentirsi comprese e accettate per quel che sono e provano. Capire i bisogni dei propri collaboratori, come spiegano gli esperti convolti in questo articolo, è il primo passo per fidelizzarli e ingaggiarli. E quindi aumentarne la produttività.
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Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione – percorso del teatro e dello spettacolo – Francesca Albergo ha successivamente conseguito un master in Professioni e Prodotti per l’Editoria. Dopo un’esperienza di cinque anni nelle Risorse Umane – durante i quali non ha mai abbandonato lettura e stesura di testi – la passione per le parole, la scrittura e (soprattutto) la grammatica l’ha portata a riprendere la sua strada, imparando a ‘vivere per lavorare’, come le consigliò un professore al liceo.
Amante della carta e del ‘profumo dei libri’ si è adattata alla frontiera digital dell’Editoria, sviluppando anche competenze nella gestione di CMS. Attualmente collabora in qualità di editor e redattrice con case editrici e portali web.
Nella sua borsa non mancano mai un buon libro, una penna (rigorosamente rossa) e un blocco per gli appunti, perché quando un’idea arriva bisogna esser pronti ad accoglierla.
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