Tutti colpevoli per la chiusura delle scuole
Era solo una questione di giorni, la chiusura delle scuole. È successo (per ora) in Campania, a seguito della decisione del Presidente Vincenzo De Luca, che aveva anticipato di voler assumere contromisure in caso di aumenti esponenziali di contagi da Covid-19. I numeri complessivi – purtroppo – sono dalla parte del Governatore campano, la cui decisione ha scatenato numerose proteste, a iniziare dalla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Anche la Gilda degli insegnanti, sindacato dei docenti, si è schierata contro la scelta, spiegando che “come sempre, la scuola è trattata da Cenerentola” e temendo, a seguito della decisione della Campania, una raffica di chiusure anche in altre regioni. “La didattica a distanza, che comunque è un surrogato di scuola per gli studenti di qualunque età, è impraticabile per tutti gli alunni che svolgono attività di laboratorio”, ha scritto Rino Di Meglio, Coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti. “A pagarne lo scotto non sono soltanto gli studenti, ma tutto il sistema Paese che sta ipotecando le professionalità che domani costituiranno il suo asse produttivo, economico e culturale”.
Ora la nuova ondata pandemica autunnale sembra lasciar presagire nuove più drastiche misure di quelle dell’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm) del 13 ottobre 2020 e come ha sottolineato il sindacato degli insegnanti, la scuola è la “vittima di scelte politiche e ammnistrative sbagliate, di mancanze e di miopie”.
Abbiamo sperato – e mai parola fu più adatta – che sarebbero bastati i banchi monoposto per reggere l’onda d’urto dell’epidemia. Questa è stata la soluzione adottata dopo mesi di chiusura degli istituti, come se l’insegnamento del lockdown fosse stato già archiviato. Ci siamo affidati a un unico scenario possibile, senza ipotizzarne altri. E sperando che andasse tutto bene. Ma che non andasse tutto per il meglio era chiaro a tutti. “Durante i lunghi mesi di stop alle lezioni in presenza, ben poco è stato fatto su tutti i fronti per garantire un ritorno sereno in classe”, è la denuncia della Gilda.
Tuttavia, anche ammesso che si fossero prese tutte le contromisure nelle scuole, sarebbero state vanificate dal disinteresse per gli altri anelli della catena, come se il problema si potesse risolvere prendendosi cura di un unico aspetto. Il grande imputato è il trasporto pubblico. “Invece di destinare risorse all’acquisto di monopattini e biciclette elettriche e di banchi con le rotelle, meglio sarebbe stato aumentare il parco mezzi delle aziende di trasporto locale, così da consentire viaggi a bordo di autobus e metropolitane con la dovuta distanza di sicurezza”, è il monito di Di Meglio.
Viviamo in una società interconnessa, non solo a livello tecnologico e di Rete. Le azioni degli uni sono legate a quelle degli altri. Le decisioni del singolo impattano sull’intera società che poi ne paga le conseguenze. Gli economisti parlano di “Butterfly effect”, secondo cui gli eventi più piccoli rischiano di cambiare le vite di tutti. Nessuno si salva da solo e ipotizzando un solo scenario da affrontare. Avremmo dovuto capirlo pochi mesi fa. La Storia ci dà un’altra possibilità. E ci chiede un ulteriore prezzo da pagare.
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