Umanizzazione in corso: quando la fragilità è condivisibile in azienda
Per lungo tempo la cultura aziendale ha imposto un modello nel quale parlare e manifestare emozioni e fragilità nelle organizzazioni fosse un segno di debolezza e mancanza di professionalità. La situazione, però, è molto cambiata negli ultimi tempi, anche a seguito della pandemia: il covid ci ha reso meno disponibili a indossare maschere e corazze per celare questioni (non per forza lavorative) che incidono sulla vita e sul lavoro: siamo tutti più consapevoli dell’importanza della salute mentale e del bisogno di equilibrio tra vita professionale e personale.
Siamo dunque testimoni di un cambiamento culturale nelle imprese nel quale l’umanità va valorizzata, anche per sottolineare l’inestimabile valore degli esseri umani che devono sempre di più collaborare con le macchine. Per questo motivo le aziende sempre di più riconoscono l’importanza di creare un ambiente di lavoro che promuova la salute mentale e il benessere, così che le persone possano anche mostrarsi vulnerabili, chiedendo supporto in caso di bisogno. E in questi aspetti rientrano anche le attività di inclusione di tutte le persone, indipendentemente dalla loro etnia, genere, orientamento sessuale o abilità, affinché siano a loro agio nell’esprimere opinioni ed esigenze.
Tutte queste questioni impongono nuovi modelli di leadership (o il consolidamento di essi) e innovative modalità di gestione del personale.
Gli ospiti della puntata:
Dario Forti, Psicologo e Consulente di Sviluppo Organizzativo
Giorgio Giordani, Presidente e Co-founder Spencer & Lewis
Luisa Martino, Vicepresident Human Resources, Security, H&S Italia di Ceva Logistics
Riccardo Taverna, docente, esperto di sostenibilità e inclusione
Alberto Zambolin, Vicepresidente di Il quinto ampliamento
Sebastiano Zanolli, manager e autore
Con l’intervento di:
Maria Albano, Responsabile Welfare Aziendale in LILT Milano Monza Brianza APS
Amalia Ercoli Finzi, Accademica, Scienziata e Ingegnere Aerospaziale