Un eco-stabilimento a elevata automazione: Fiorentini potenzia la sua produzione
Il nonno Vittorio vendeva cous cous e pane azzimo in centro a Torino. Erano gli Anni 40, tempi in cui termini come “biologico”, “macrobiotico”, “quinoa”, “superfood” e “light” non erano ancora sulla bocca e sulle etichette di tutti. Eppure Vittorio Fiorentini era stato lungimirante e non era, il suo, uno di quegli investimenti avanguardistici che falliscono in un paio d’anni. Anzi. Otto decenni dopo, Fiorentini è un’azienda innovativa e ‘avventurosa’, che sa rinnovare tanto la sua immagine (consapevole del potere del brand marketing) quanto la produzione e la logistica.
“La nostra storia è antica: parte nel 1918, quando Leonildo Fiorentini aprì il negozio di specialità alimentari, e arriva a oggi passando per gli Anni 2000, quando iniziò l’avventura della produzione”: a parlare è Simona Fiorentini, Marketing ed Export Manager di Fiorentini, che guida oggi l’azienda accanto al padre Roberto (Presidente), alla madre Adriana (Chief Executive Officer, CEO) e alla sorella Fabrizia (Chief Financial Officer, CFO), e che ha deciso recentemente di puntare, accanto al nuovo stabilimento, su un nuovo, efficace rebranding.
Dal 2020, infatti, i prodotti Fiorentini spiccano ancor di più sugli scaffali dei supermercati: l’azienda leader nella produzione e distribuzione di gallette di cereali, di triangolini di mais e di spuntini salutari è riconoscibile grazie alla nuova brand identity giocata sul rosso acceso e sui caratteri urlati. “Il marchio era rimasto invariato agli Anni 70 e le nostre ricerche di mercato dicevano che i consumatori riconoscevano sì il prodotto, ma senza ricondurlo a noi”, racconta Fiorentini. “Con il trasferimento nel nuovo stabilimento erano necessari cambiamento e modernizzazione, anche a livello grafico”.
Prodotti etnici, grande distribuzione e produzione propria
Il passaggio al nuovo stabilimento è stato in effetti per Fiorentini una pietra miliare, che si affianca alle scelte che nel tempo l’hanno resa leader del settore: la decisione di vendere prodotti etnici e dietetici negli Anni 40, la trasformazione del commercio dal dettaglio all’ingrosso negli Anni 70, la decisione di lanciarsi subito sulla grande distribuzione evitando i negozi di nicchia come fecero inizialmente quasi tutti gli altri (“mio padre intuì che gli alimenti salutistici fossero adatti a tutti”, spiega Fiorentini) e, infine, la produzione propria dal 2000.
Sostitutivi del pane, gallette di riso, gallette di mais (il cereale best seller), burro d’arachidi, snack salutari: la produzione è così ampia e la richiesta è così alta (si è passati dai 57 milioni di fatturato del 2014 agli 88 milioni del 2019) che cinque anni fa l’azienda ha sentito l’urgenza di un nuovo stabilimento. Da lì, l’acquisto di un grande terreno edificabile in via Marco Biagi a Trofarello (in provincia di Torino) per costruire un nuovo edificio partendo dallo studio delle linee produttive e delle necessità della catena, non gettando, quindi, le fondamenta architettoniche per prime, ma individuando fin da subito le esigenze della produzione per dare a quest’ultima il giusto spazio ottimizzando il lavoro, come fa sapere Luca Perri, Direttore Operativo di Fiorentini.
“A cinque anni da quell’acquisto, il nuovo stabilimento si sviluppa oggi su 56mila metri quadrati di terreno con 26mila metri quadrati coperti, tra uffici, magazzini e locali di produzione”. Caratteristica principale delle linee di produzione è l’altissimo grado di automazione, per garantire la tracciabilità completa dei prodotti dalla materia prima al venduto. Il tutto studiato esattamente attorno alle esigenze di Fiorentini: “Il mondo della galletta e degli snack salutistici è una realtà piuttosto recente. Non esiste perciò una tecnologia consolidata e in Italia in questo senso siamo pionieri”, chiarisce Perri.
“La realizzazione del nuovo stabilimento è stata il frutto di un processo lungo che ha coinvolto tutta l’azienda e anche consulenti esterni qualificati. In particolare la progettazione è partita da nostre idee interne e si è sviluppata sulla base di decenni di lavoro su macchinari e sulle linee di produzione che ci hanno permesso di aver ben presente quello di cui avevamo bisogno e dove saremmo voluti arrivare. Ciò che abbiamo imparato dall’esperienza diretta o visitando siti produttivi all’estero ci ha permesso di avere una grande conoscenza dei processi fin nel minimo dettaglio e, in molti casi, di realizzare alcune macchine o parti di esse su misura, con i migliori partner tecnologici in Italia e all’estero”.
L’elevata automatizzazione riduce la non conformità
Il ciclo di produzione, racconta Perri, prevede l’arrivo della materia prima (per la maggior parte italiana, come il mais e il riso biologici, e preferibilmente piemontese e a filiera corta) in camion-cisterna con stoccaggio in silos o in sacconi, passando al magazzino senza presenza umana e con temperatura e umidità controllate. Gli ingredienti sono quindi caricati in un sistema automatizzato di miscelazione per essere trasformati nei vari prodotti. Le ricette? Sono ‘pulite’, con pochi ingredienti, e prevedono pochi passaggi per arrivare all’alimento finito. “Alle materie prime aggiungiamo solo olio, sale e pochi altri elementi, soffiamo i cereali e non li friggiamo, pressandoli poi negli stampi”.
Anche il controllo qualità è automatizzato: a osservare i prodotti è un selezionatore ottico che individua bruciature o difetti. Le verifiche avvengono prima di arrivare al confezionamento, all’impallettizzazione e al magazzino automatico; quest’ultimo ha una capacità di 13mila posti pallet, sei corridori interni in cui lavorano i traslo-elevatori che stoccano e prelevano in altezza i bancali di prodotto finito e una temperatura costantemente controllata per far sì che gli alimenti, soprattutto quelli con cioccolata, non si alterino.
Il personale, nonostante l’elevatissima automazione, non manca: lungo la linea gli addetti si assicurano che tutto funzioni per il meglio, anche se effettivamente, come specifica il Responsabile della Produzione, l’azienda è passata “da una realtà che coinvolgeva una componente manuale notevole a una che prevede una supervisione della linea, più che un’azione”. Per questi motivi il personale ha modificato quindi la sua mansione, passando al nuovo stabilimento. “L’automazione e supervisione ci permette di ridurre di molto gli errori di non conformità dovuti alla componente umana. Manteniamo un’elevata flessibilità – abbiamo un catalogo ampio con un numero di cereali piuttosto alto rispetto ai concorrenti – ma standardizziamo il processo per avere un miglior presidio sulla qualità e sul controllo del processo, attraverso i controlli a raggi X o con il metal detector, tra gli altri. Tutto il personale è stato formato dai produttori dei vari sistemi, in modo che tutte le nostre risorse potessero entrare in confidenza con i nuovi macchinari e con le nuove capacità produttive dell’impianto”.
Il nuovo stabilimento, inoltre, in linea con l’identità del marchio e dei prodotti che commercializza (biologici e salutari), non può che essere estremamente green e all’avanguardia. “La sostenibilità è un tema per noi fondamentale. E per noi non si tratta di attualità, ma di storia: operiamo da sempre nel biologico e anche lo stabilimento va incontro, dove possibile, a questi principi”, afferma Simona Fiorentini. Non solo grazie al sistema fotovoltaico per la produzione di energia (che arriva, nel momento di picco, a poter soddisfare potenzialmente il bisogno di circa 100 alloggi), ma anche e soprattutto per il sistema di recupero del calore dei compressori, che va a riscaldare l’acqua sanitaria. Nel magazzino, inoltre, i traslo-elevatori in fase di frenata recuperano circa il 15% dell’energia (come il Flybrid systems kers, ben conosciuto per la sua applicazione sulle monoposto che gareggiano in Formula 1), riutilizzandola in senso ecosostenibile.
La ricerca e lo sviluppo, anche in senso ecologico e non solo di produzione, sono fondamentali per Fiorentini, che a questo ha dedicato un team a tempo pieno che studia nuovi potenziali prodotti e mantiene l’azienda aggiornata e all’avanguardia. “Per quanto riguarda i cibi che proporremo in futuro, riteniamo che ci sia ancora spazio per muoverci trovando nuovi snack, rimanendo sempre nel solco salutistico”, svela Fiorentini.
L’ecommerce, accanto alla grande distribuzione
Novità del 2021 non è tuttavia solo lo stabilimento. Fiorentini ha infatti lanciato anche il suo primo ecommerce di proprietà, il negozio online che conta circa 100 prodotti. L’iniziativa è stata importantissima per la famiglia, che pensava allo shop da tempo e che, grazie anche al successo delle vendite online in seguito alla pandemia mondiale, ha deciso di dare corpo al desiderio. “Il riscontro è stato ottimo fin dall’inizio”, rivela Fiorentini, che spiega anche come, per ora, stiano organizzando le vendite. “Dell’ordine e della sua preparazione ce ne occupiamo noi internamente, dopodiché ci appoggiamo al servizio di un corriere espresso”.
La dimensione dell’ecommerce è, naturalmente, ridotta rispetto agli ordini che l’azienda deve soddisfare per la grande distribuzione. Per questo Fiorentini ha costruito un magazzino parallelo a quello utilizzato tradizionalmente avvalendosi dello stesso gestionale di quello principale, adattandone alcuni aspetti, con personale interno. “In questo modo riusciamo a ottimizzare materiali e trasporti. A ogni modo siamo partiti da poche settimane e siamo pienamente impegnati proprio a trovare le migliori risposte per gestire in modo ottimale questi aspetti applicandoli direttamente alla realtà di ciò che consegue ai comportamenti dei clienti”.
“Per la grande distribuzione serve stoccare in bancali e la vendita avviene per pallet o colli singoli, mentre per l’online c’è una filosofia diversa: in quel caso si vende il pezzo singolo al consumatore finale e il magazzino è per questo ridotto e staccato”, chiarisce Perri. “Quello che stiamo notando è che il consumatore che acquista online non ordina il prodotto singolo ma ne approfitta per fare la cosiddetta ‘scorta’, quindi assembla molti prodotti diversi oppure ordina molte scatole di pochi prodotti che magari non trova facilmente nella grande distribuzione”.
Fiorentini, insomma, torna un po’ a dialogare direttamente con il cliente, senza intermediari. Che è un po’ quello che faceva il bisnonno Leonildo da dietro il bancone della sua bottega in una traversa di via Roma nella vecchia Torino.
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Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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