Vito Volpe, l’eredità sempre attuale del fondatore di Ismo
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Vito Volpe. L’eclettico fondatore di Ismo, testimone oculare dei grandi cambiamenti socio-politici degli ultimi decenni della storia italiana, è stato ricordato a fine giugno 2024 dalla sua ‘comunità’, che si è riunita per tributargli un nuovo abbraccio e per non dimenticare la sua importante eredità. Anche Parole di Management è stata ospite dell’iniziativa che si è svolta nella sala San Satiro della Basilica di Sant’Ambrogio, nell’omonima piazza di Milano. Un luogo, quest’ultimo, tanto caro a Volpe, visto che Ismo ha sede in via Lanzone che inizia proprio da piazza Sant’Ambrogio: qui parenti, colleghi e amici hanno ricordato l’uomo e le sue numerose declinazioni (è stato imprenditore, consulente, docente, politico…).
Alla presenza dei familiari più stretti – la commemorazione è stata aperta da uno dei figli, Andrea Volpe, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Ismo – gli ‘stakeholder’ di Volpe si sono succeduti in un unico grande racconto, fatto di aneddoti, episodi di lavoro e di vita personale, ma anche di testimonianze di come il pensiero del fondatore della società di formazione e consulenza è ancora molto attuale. È in questo che Volpe può essere definito un “visionario”: molte delle espressioni, dei concetti e delle immagini che era solito condividere nella sua attività lavorativa, ancora oggi – magari ‘attualizzati’ con la traduzione inglese – restano validi e all’ordine del giorno delle agende di imprenditori e manager.
Democristiano della corrente di Carlo Donat-Cattin – il movimento della Democrazia Cristiana più attento alle questioni del lavoro – Volpe si è speso a lungo in difesa dei diritti dei lavoratori e pur mantenendosi fedele ai suoi valori, non era contrario all’avvicinamento al Partito Socialista: scriveva infatti su Terzafase, il mensile nato negli Anni 80 che si rifaceva all’ultima proposta politica di Aldo Moro, rilanciando la collaborazione strategica con il Psi di Bettino Craxi e con i partiti laici. E a dimostrazione delle capacità di Volpe di intessere relazioni a prescindere dallo schieramento politico, lui stesso raccontava di aver occupato l’Università Statale di Milano con Mario Capanna: l’episodio non è mai stato confermato da altre fonti, però è vero (e confermato) il suo impegno nell’occupazione dell’Università Cattolica di Milano.
Il dialogo che genera il cambiamento
Difficile riassumere le tante vite del fondatore di Ismo, la cui grandezza sta proprio nel grande affetto che la sua comunità gli ha tributato. Numerosi sono gli episodi di lavoro e di vita che sono stati ricordati: dall’impegno di Volpe a “far collaborare le persone tutte insieme e non a comandarle” (era il suo stile di leadership) all’atteggiamento di non arrendersi mai, passando dalla sua riconosciuta capacità di analizzare ogni contesto nel quale si trovava. Come raccontato da Giovanna Garuti, Partner di Ismo dal 1982 (ma la sua collaborazione con la società risale al 1972), Volpe sapeva coniugare l’analisi con il pensiero: ci lascia in eredità l’invito a riflettere per intervenire e a non adottare le soluzioni ‘copia-incolla’.
Si sa, infatti, che scriveva numerosi appunti, ma amava il dialogo: era su questo che basava il suo intervento innovativo. Volpe scrisse anche su Impresa al plurale: Quaderni della partecipazione: era una pubblicazione (diretta da Guido Baglioni) che, come lascia intendere il titolo (è stato raccontato che a suggerirlo fu Mario Unnia, altro protagonista della lunga stagione italiana di intellettuali impegnati in varie discipline), si concentrava sul concetto di ‘impresa come pluralità’ e sulla partecipazione dei lavoratori, questione tanto dibattuta, ma quanto mai aperta e attuale (la Cisl ha da poco raccolto le firme per la legge che si trova già in parlamento).
Tante sono le eredità di Volpe: molte sono state ricordate nella prima celebrazione in Sant’Ambrogio, che è stato proposto possa diventare un appuntamento fisso per continuare a dibattere di temi che sono ancora irrisolti. È un auspicio per mantenere viva non solo la memoria del fondatore di Ismo, ma per non perdere di vista valori e questioni che rischiano di perdersi in questa società: non che Volpe si sarebbe speso per opporsi alla loro evoluzione, ma almeno ne avrebbe discusso. E lo avrebbe fatto a lungo, come la sua comunità sa bene.
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