VMware, nuovi uffici per la collaborazione e il lavoro ibrido
Un’ampia area con divani, sedie e cuscini colorati, lampade di design (come quelle realizzate con le bottigliette di Campari): è così che si presentano i nuovi uffici di VMware, progettati interamente dallo Studio AMA Albera Monti Architetti, il cui concetto è stato pensato ispirandosi allo stile urbano di Milano di ‘ufficio come città’, cioè che si adatta alle esigenze dei cittadini. A raccontarlo è stato l’architetto Antonio Borghi durante l’evento di inaugurazione degli spazi di VMware, azienda che offre servizi multi-cloud e che abilita l’innovazione digitale: “I luoghi sono disegnati per ogni tipo di relazione. Il posto di lavoro deve supportare l’attività delle persone, che non è più una mansione da scrivania o da sala riunione, ma è variegata, per cui le persone hanno una postazione a casa, in viaggio, in ufficio”. I nuovi uffici – localizzati in via Melchiorre Gioia a Milano – vanno incontro alle esigenze di tutti e, secondo l’architetto, bisogna progettare gli spazi affinché permettano la collaborazione, ma non solo: servono anche luoghi ‘isolati’, perché anche chi preferisce trascorrere otto ore lavorando da solo deve avere la possibilità di farlo.
Negli ultimi anni, in effetti, abbiamo assistito a una trasformazione delle modalità di lavoro e della concezione dello spazio e del tempo. Siamo nella società liquida: i vari ambiti delle nostre vite – lavorativa, privata, sociale – divengono un continuum e i confini tra di essi sono sempre più labili. Questo ha fatto emergere la necessità di sviluppare modelli ibridi – supportati dal digitale – nell’ottica di svolgere la propria professione in modo flessibile e interconnesso. Lo studio dal titolo Optimizing digital employee experience for anywhere work, condotto da Forrester Consulting per conto di VMware, ha rilevato che l’esperienza digitale dei collaboratori risulta essere una componente critica delle strategie aziendali per l’abilitazione della forza lavoro. E per questo il 75% delle organizzazioni la considera una delle priorità.
Gli spazi di lavoro sviluppati sul concetto di neighborhood
In particolare, i nuovi spazi di VMware sono stati sviluppati sul concetto di neighborhood, ovvero piccoli quartieri contigui dove svolgere diverse attività lavorative: collaborazione, focus, connessione e socialità, relax e benessere, apprendimento. Durante le fasi di progettazione e costruzione degli uffici c’è stata una forte attenzione su aspetti come l’acustica, l’ergonomia, la tecnologia (per esempio sono a disposizione App di prenotazione delle scrivanie, armadietti con i badge, docking station universali per collegare i Pc portatili e convertirli in Pc da scrivania), e ovviamente la sostenibilità (è il caso delle tazze invece dei bicchieri di plastica).
Il 70% degli spazi di VMware è adibito alla socialità e alla relazione, nell’ottica di favorire gli incontri tra le persone e i team. Le aree cosiddette ‘focus work’ rappresentano invece il 30% e tre sono gli uffici prenotabili chiusi con pareti vetrate. “L’ufficio è il momento ‘finale’ di un percorso iniziato quattro anni fa, che rappresenta al contempo l’inizio di una nuova strada totalmente innovativa”, ha spiegato Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia. Già precedentemente l’azienda aveva lavorato con prospettive sostenibili e visionarie. ForestaMI, per esempio, è un progetto di forestazione urbana in collaborazione con il Comune di Milano per contribuire alla piantagione di 3 milioni di alberi entro il 2030. “Le nuove generazioni sono attente a questi aspetti e anche noi dobbiamo esserne responsabili. Per questo abbiamo politiche plastic free, cercando di dare un contributo all’impronta ambientale”, ha continuato il manager.
Il cambiamento degli spazi di lavoro ha comportato anche il ripensamento degli orari di lavoro, che diventano flessibili. “L’ufficio è aperto sempre, giorno e notte; i colleghi possono, per esempio, lavorare a casa la mattina, arrivare a mezzogiorno e incontrare un cliente nel pomeriggio… è una loro scelta”, spiega così Gigantino, illustrando il modello organizzativo. Tutti i dipendenti hanno la possibilità di lavorare da remoto facendo Smart working, e vale anche per i nuovi assunti. “Si ha completa flessibilità, tenendo in considerazione gli obiettivi di business, pure per abilitare scenari differenti: alcuni, interfacciandosi con l’estero, hanno necessità di lavorare in momenti diversi”. Non esiste la postazione fissa, le scrivanie sono prenotabili (sono 46 in tutto) e non ci sono neppure uffici direzionali: “La struttura è orizzontale: neanche io ho un ufficio assegnato. Tutti utilizzano gli spazi in base alle proprie necessità”, conferma il Country Manager di VMware Italia.
La città supporta le esigenze dei cittadini
Iniziative di questo genere cercano di dare forma ai cambiamenti in atto nel mondo del lavoro e che si ripercuotono anche sul territorio. A spiegarlo è stata Layla Pavone, Coordinatrice Board Innovazione Tecnologica e Trasformazione Digitale del Comune di Milano: “Stiamo cercando di tradurre in occasioni quello che abbiamo vissuto, puntando su un modo di vivere innovativo e rivoluzionando i modelli operativi, a partire proprio dalla gestione degli spazi”.
Sempre più diffuso è, infatti, il concetto della ‘città in 15 minuti’ e di uno stile di vita non più scandito tradizionalmente da orari di lavoro fissi. Proposto per la prima volta dall’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno nel 2016, rifacendosi alla teoria del crono-urbanismo, che suggeriva di prendere in considerazione non solo lo spazio, ma anche la dimensione temporale durante la progettazione delle città, fu poi incluso nel programma di rielezione della sindaca di Parigi Anne Hidalgo nel 2020; fecero lo stesso, poi, i candidati di altre città europee, tra cui Giuseppe Sala a Milano.
“Dobbiamo imparare a interpretare al meglio i nuovi modelli”, ha continuato Pavone. E per farlo il paradigma scelto è quello dell’Open innovation, con l’obiettivo di unire i saperi del mondo accademico, delle imprese e dei cittadini: “Stiamo analizzando la reazione della città e delle persone per rispondere ai bisogni delle persone in una logica di ecosistema”, ha puntualizzato l’esperta del Comune di Milano. Si punta all’interazione tra vari attori nell’ottica di aumentare le conoscenze e supportare il progresso.
Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l’uguaglianza, l’inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web.
Ha lavorato nell’ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.
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