Welfare dal basso e attenzione al territorio per ripartire
Come è cambiato, nel tempo, il precariato? Come si è trasformato il welfare sotto i colpi della crisi, ma anche attraverso il ruolo delle tecnologie? Rispondere a questi quesiti può fornire nuovi spunti alle politiche pubbliche, che è uno degli obiettivi di Generazioni precarie. Una conricerca tra percezioni del rischio, bisogni emergenti e welfare dal basso, libro a cura del Basic Income Network (Bin)-Italia, un’associazione di sociologi, economisti, filosofi, giuristi, ricercatori, liberi pensatori che si occupano di studiare, progettare e promuovere interventi indirizzati a sostenere un reddito garantito in Italia.
La frantumazione di molte presunte certezze (crescita economica, progresso, occupazione) nella dinamica messa a nudo prima dalla crisi finanziaria globale, e poi dalla pandemia di Coronavirus, ha spinto gli autori e le autrici del testo a ripensare le modalità di organizzazione della vita e dei suoi bisogni. Lo hanno fatto partendo dalle strutture di base come la famiglia, la coppia, il privato, e dalle attitudini sentimentali che sono implicate (la cura, la sollecitudine, l’amore, la dedizione). Hanno poi provato ad applicare queste riflessioni al welfare e alle imprese.
Ripartire dal welfare di comunità, anche contro il precariato
Dall’analisi delle dinamiche del management aziendale, quindi, nel testo si passa all’analisi del management dell’esistenza, perché la salute, la scuola, l’abitare, l’infanzia o la vecchiaia sono la materia su cui si esercita il management nel 2020. Siamo quindi in presenza di un passaggio cruciale, in cui il welfare sta diventando ancora di più gestione del capitale umano.
L’approccio alternativo proposto nel libro può aiutare ad affrontare le nuove sfide, in due modi: quello dell’esplorare le realtà che già oggi si possono chiamare “comunità”, frutto di cooperazione sociale, autoproduzioni, invenzioni sul terreno della riproduzione sociale; quello del mappare e rivalutare i sistemi di welfare attualmente esistenti, alla luce dei nuovi bisogni e dei nuovi rischi sociali. Rischi come l’insicurezza lavorativa, il precariato e i processi di marginalizzazione e svalorizzazione del fattore lavoro nonostante l’iperqualificazione di molti (giovani, soprattutto).
Il lavoro di ricerca presentato in questo testo rappresenta il tentativo di raccontare e connettere processi di empowerment comunitario e percorsi di progettazione autonoma, ripristinando con ciò un senso del futuro, ricostruendo una prospettiva esistenziale in un contesto ambientale, materiale e soggettivo profondamente mutato.
Il libro, inoltre, rappresenta una parte del lavoro che si sta sviluppando all’interno del Consorzio che gestisce il Progetto Commonfare/PIE News – Poverty, Income, Employment, nato a gennaio 2018 per fornire un forum di discussione su forme alternative e più eque di welfare sociale nell’Europa contemporanea.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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