Welfare pubblico, questo sconosciuto
Una famiglia di medio reddito potrebbe ottenere, ogni anno, circa 1.000 euro tra bonus e incentivi già messi a disposizione da parte dello Stato o degli enti bilaterali. Eppure, circa il 40% (media europea) di potenziali beneficiari non fa nemmeno richiesta. È stato questo il focus dell’evento Welfare pubblico non riscosso. Il welfare che aziende e lavoratori non sanno di avere organizzato da Wi Legal, studio legale che conta più di 50 tra avvocati e consulenti del lavoro, presente sul territorio italiano con otto sedi, in collaborazione con Laborability, la prima piattaforma digitale in Italia di informazione sul mondo del lavoro, e la società di consulenza ed Executive search Carter & Benson.
Il welfare pubblico è costituito da una serie di bonus, incentivi, agevolazioni fiscali, opportunità di formazione a cui le persone avrebbero diritto, ma che non sono richiesti per motivi di varia natura. “C’è numero altissimo di persone che non riceve le prestazioni sociali a cui avrebbe pienamente diritto. Questo perché non ne fanno richiesta oppure perché la fanno, ma a un certo punto del processo di acquisizione rinunciano”, commenta Francesco Salonia, CEO di Laborability.
Le misure di welfare statali moltiplicano i programmi di welfare privato che le aziende hanno già adottato, e per le organizzazioni che ne sono sprovviste rappresenta il primo pilastro di una politica di welfare intesa ad offrire grande valore ai propri lavoratori e ai loro nuclei familiari. Tutto questo ha un grande impatto sociale, può diventare un asset da evidenziare nel bilancio di Sostenibilità dell’azienda, e, allo stesso tempo, è un servizio a favore della collettività che consente di non sprecare giacimenti di risorse pubbliche, pagate, ma non utilizzate.
Favorire l’accesso alle risorse statali
Secondo le stime di Laborability, sono 250 i bonus e gli incentivi disponibili in Italia e liberamente richiedibili da chi ne ha diritto (per esempio, l’assegno unico universale, il bonus asilo nido, il bonus psicologo, quello per i figli con disabilità, oppure la Carta giovani nazionale). Eppure, della platea di potenziali beneficiari, un’ampia parte ignora del tutto queste risorse. Stando ai dati raccolti dall’indagine condotta da Wi Legal con Laborability (su un campione di 1.035 lavoratori dipendenti), il 31,9% non ha idea di quanti sono i bonus e gli incentivi pubblici in Italia, mentre il 47,2% pensa che siano meno di 50. Inoltre, più del 65% dei rispondenti non ha presentato alcuna richiesta nell’ultimo anno e solo il 12,4% ha fatto richiesta per due o più bonus e incentivi. Anche per le famiglie con figli la percentuale che non ha chiesto bonus resta alta, pari al 46%.
“Tra i principali motivi per cui le persone non fanno richiesta ci sono la carenza di informazioni, la complessità dell’accesso a queste misure e le barriere sociali. Alcuni, infatti, avvertono la necessità di chiedere un sussidio statale come uno stigma e, pur avendone diritto, evitano di farlo per non sentirsi ‘etichettate’. A questo si aggiunge spesso la scarsa fiducia nelle istituzioni”, osserva Gianluca Spolverato, Managing Partner di Wi Legal.
In questo scenario, le organizzazioni possono svolgere un ruolo molto importante nell’aiutare le proprie persone a godere di risorse che sono già state stanziate (e quindi a costo zero per l’organizzazione). Oltre l’80% dei lavoratori dipendenti dichiara che l’azienda in cui lavora dovrebbe avere un ruolo nell’informare i suoi collaboratori dei bonus pubblici e dei servizi bilaterali che sono a disposizione. Le persone si aspettano che sia l’azienda a facilitare l’accesso a bonus e incentivi, a dimostrazione di quanto sia intesa responsabile del welfare e del loro benessere.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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